San Galgano (24 Dicembre)



San Galgano (24 Dicembre)
«Presso il monte Siepi in Toscana, san Galgano Guidotti, eremita, che, convertitosi a Dio dopo una gioventù dissipata, passò il resto della sua vita in una volontaria mortificazione del corpo». Con queste poche righe il Martirologio Romano introduce il festeggiato di oggi. Il cavaliere Galgano Guidotti nacque nel piccolo castello di Chiusdino tra il 1148 e il 1152, e morì nello stesso paesino senese il 30 novembre 1181. Quel che sappiamo di lui proviene sostanzialmente dagli atti della sua canonizzazione, trascritta da Sigismondo Ticci. Dei genitori, che tanto desideravano un figlio, come pure che diventasse cavaliere a servizio del vescovo di Volterra,  conosciamo per certo solo il nome della madre, Dionigia, mentre il padre si chiamava Guido o Guidotto, ragion per cui a Galgano venne attribuito il cognome fittizio di Guidotti. 

Cosa sappiamo di lui?
Se da giovane si diede alla pazza gioia, sulla scia del più celebre e coevo Francesco d’Assisi, la conversione lo portò a cambiare totalmente vita, ritirandosi sull’eremo del colle di Montesiepi. Il perché di questa decisione la lasciamo allo storico Franco Cardini che, nel suo libro Le dimore di Dio. Dove abita l’eterno, vi dedica un paragrafo intitolato Un’«Aula Coeli» in Toscana, in cui sottolinea come «alla base della chiamata divina di Galgano alla santità vi fossero due sue visioni oniriche: nella prima l’arcangelo Michele lo chiedeva presso di sé rivolgendosi alla madre Dionigia; nella seconda egli si vedeva condotto dall’arcangelo stesso attraverso un aspro cammino», in cui attraversava prima un ponte, quindi un prato paradisiaco e infine, dopo aver oltrepassato una grotta sotterranea, si ritrovava su una collina in cima alla quale, in uno splendido edificio a pianta rotonda, aveva incontrato gli apostoli (secondo alcune fonti anche Gesù e Maria). Questi ultimi gli avrebbero ordinato di costruire in quel luogo un edificio: «Al suo risveglio – scrive Cardini – , Galgano cercò i fondi necessari a costruire la “casa” che gli apostoli gli avevano chiesto, ma venne fatto oggetto di rifiuti e di derisione da parte di amici e conoscenti». E anche in tal senso l’associazione col poverello d’Assisi è quanto mai pertinente. 

Come mai lo celebriamo proprio oggi? 
Se la Chiesa lo festeggia il 30 novembre, giorno come detto della morte, inizialmente veniva però celebrato il 3 dicembre (in cui tutt’ora viene onorato a Chiusdino), con ogni probabilità il giorno della elevatio delle sue spoglie mortali durante la canonizzazione. Lo ricordiamo oggi, giorno speciale per ovvi motivi, grazie al suo cavallo! «Transitando.. verso la vicina Civitella – è sempre il Cardini a riferircelo – l’animale in sella al quale egli sedeva si arrestò, ostinatamente rifiutando di avanzare. Gli lasciò quindi la briglia sciolta sul collo: ed esso lo condusse dolcemente sulla cima della collina di Montesiepi». E ciò, stando alla tradizione, avvenne proprio la vigilia (o il giorno) di Natale del 1180. In quel frangente Galgano non riuscì a tagliare la legna con la propria spada per fare una croce, così la infisse nel terreno e trasformò il proprio mantello in saio. 

Nel suo gesto si nota una certa somiglianza con la famosa Excalibur..
In effetti non siamo lontani dalla leggenda, che narra della spada appartenuta a Flavio Romolo Augusto e che rimase incastonata in una roccia, rimossa dalla quale l’autore sarebbe diventato re d’Inghilterra. Il vero mito della spada – ancora ben visibile e di cui è stata accertata l’autenticità storica – sarebbe dunque nato in Toscana? Nessuno può dirlo, fatto sta che l’eco del mito arturiano non poteva non generare possibili collegamenti tra il santo e la mitologia legata alla Tavola Rotonda. Le due vicende sono tra l’altro coeve: il primo racconto della vita di Artù è infatti opera di Goffredo di Monmouth, che intorno al 1138 scrisse in lingua latina la Storia dei re di Britannia. Sempre a proposito dell’alone magico che circonda la spada, sembra che, mentre Galgano stava compiendo un pellegrinaggio a Roma, tre persone (forse religiosi) cercarono di estrarla per rubarla ma, non riuscendovi, tentarono di distruggerla. Non riuscendo nemmeno in questo secondo intento, incapparono in quel che venne letto come un castigo divino: uno morì annegato, un altro folgorato e l’ultimo sbranato dai lupi! L’eremitaggio di Galgano iniziò ad ogni modo proprio così, cibandosi di quel che trovava e lottando col demonio, ma anche ricevendo chiunque andasse da lui per i più svariati motivi. La sua esperienza eremitica durò tuttavia ben poco, morì infatti l’anno dopo. 

Re Artù a parte, la vicenda di Galgano rimanda anche a quella di san Giorgio..
Il già citato Cardini precisa che «Galgano, “santo-cavaliere”, non appartiene alla mitologia cristiano-medievale come il suo collega san Giorgio: è personaggio storicamente vissuto». La sottolineatura più interessante dello storico riguarda però tre elementi della leggenda galganiana, a partire dal viaggio iniziatico sotto la guida dell’arcangelo Michele: «L’impianto è quello del viaggio all’Aldilà, che si potrebbe dire dantesco.. una peregrinatio spiritualis.. attraverso la quale si perviene allo stato della rinnovata purezza adamitica». Cardini fa inoltre notare, circa l’origine del nome del santo, che possa trattarsi  della «versione – esito di un ipercorrettismo della r in l, caratteristicamente toscano – del nome Gargano: il che rimanderebbe al celebre santuario pugliese dedicato appunto all’arcangelo Michele». Santuario che rientra nella nota linea immaginaria che, dall’Irlanda alla Terra Santa, collega sette luoghi di culto legati a Michele. 

Di cosa si tratta esattamente?
Quella che viene chiamata Linea Sacra è fatta risalire al leggendario colpo di spada che Galgano avrebbe inflitto al Diavolo per rimandarlo all’inferno. Il primo dei sette santuari è Skelling Michael (“roccia di Michele”), un’isola deserta in cui l’arcangelo sarebbe apparso a san Patrizio. Il secondo è Saint Michael’s mount, altro isolotto inglese della Cornovaglia in cui Michele avrebbe parlato ad un gruppo di pescatori, luogo in cui la bassa marea permette all’isolotto di ricollegarsi alla terraferma. Quindi il celebre Mont Saint Michel, altra isola ma questa volta francese, in Normandia per l’esattezza. Questo luogo, in cui nel 709 l’arcangelo apparve al vescovo Avranches, dal 1979 è considerato patrimonio dell’UNESCO. Quarto sito, sorto intorno all’anno mille in Piemonte, è la Sacra di San Michele, mentre il quinto è il santuario pugliese di san Michele arcangelo sul Gargano, il cui cuore è rappresentato da una caverna, riedificata a partire dal 490 circa, anno della prima apparizione di Michele a san Lorenzo Maiorano, che, nato a Costantinopoli, è oggi patrono di Manfredonia e dell’Arcidiocesi che comprende anche San Giovanni Rotondo. Il Monastero greco di Symi costituisce la penultima tappa della Linea Sacra. Il percorso termina con un altro monastero, quello del Monte Carmelo ad Haifa, luogo venerato fin dall’antichità. Dulcis in fundo, come se non bastasse, ecco la notizia per gli amanti della numerologia: com’è noto la simbologia biblica è ricchissima, a partire da quella numerica, che vede nel 3 e nel 7 tra i numeri più decisivi. Ebbene, non solo i santuari legati all’arcangelo sono 7, ma tra questi i 3 più importanti (oltre che centrali) – il francese, il piemontese e il pugliese – sono tra loro equidistanti: 780 chilometri circa! Quanto basta per scatenare la fantasia anche dei più scettici.. 

Tornando a Galgano, in che modo si diffuse il suo culto?
Proliferò ben presto tra gli ambienti cavallereschi, oltre che tra cistercensi e agostiniani. Subito dopo la morte venne costruita la celebre Rotonda, una chiesa a pianta circolare che rimanda verosimilmente all’anastasis della basilica del Santo Sepolcro in Gerusalemme. All’abbazia di san Galgano, costruita nel 1218 e che nel tempo è passata dagli splendori ad essere un triste rudere, nel 1786 è crollato il tetto a causa del collasso del campanile, facendone un’opera architettonica meravigliosa, vero tempio a cielo aperto. Il sito su cui è sorta l’abbazia è talmente suggestivo da aver ingolosito diverse pellicole: da Nostalghia di Tarkovskij a Il paziente inglese di Minghella, passando per Sole a catinelle di Checco Zalone. È però la chiesa del suo paese natale, quella della “Propositura di San Michele”, a conservare attualmente la testa del santo, che fino al 1977 si trovava nella chiesa senese del Santuccio.

«Chiediamo a te, valoroso Michele, di farti nostro scudo contro gli attacchi del maligno; e a te, Galgano, il coraggio di deporre la spada della violenza per impugnare quella della Parola. A entrambi la fede e la gioia di attendere il Bambino che viene..». 

 

 

 

Recita
Stefano Rocchetta, Cristian Messina

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