
Sono Madre Maria Laura Montoya Upeghi, proclamata santa nel 2013 grazie a Papa Francesco. E, anche se un po’ mi vergogno, mi presento con le stesse parole che lui ha usato il 12 maggio di quell’anno in Piazza San Pietro: “Prima santa nata nella bella terra colombiana, madre spirituale degli indigeni, ai quali infuse speranza, portandoli a Dio con un’efficace pedagogia che rispettava la loro cultura e non si contrapponeva ad essa.” Ecco, avete ascoltato il riassunto della mia vita.
Sono nata in Colombia e ho vissuto tra gli indigeni, gli indios, come missionaria e insegnante. Ho creato una pedagogia e un modello di evangelizzazione rispettosi della loro cultura. Non male per l’epoca in cui ho vissuto, tra il 1874 e il 1949. Volete che partiamo dagli inizi? Sono nata in un paesino chiamato Jericó, nella bella terra colombiana. I miei genitori si erano trasferiti lì da Medellín, la capitale.
In quegli anni la Colombia viveva uno dei periodi più sanguinosi della sua storia, segnata da ideologie e rivalità che dividevano la società tra conservatori e liberali. Il brutto è che la fede cristiana e la pratica religiosa avevano un ruolo preponderante in queste lotte. I conservatori combattevano per mantenere i privilegi, anche quelli del clero, mentre i liberali erano veri fanatici anticlericali, arrivando persino a dire che fucilare vescovi e preti fosse un atto di “igiene e decenza pubblica”.
Mio padre, Juan de la Cruz, fervente cattolico praticante, era pronto a morire. Il 2 dicembre 1876 fu barbaramente assassinato; gli tagliarono persino un braccio. Era il capo civile e militare a Jericó. I suoi nemici confiscarono tutti i beni della nostra famiglia. Mia madre, Dolores, rimase vedova con tre figli piccoli, senza lavoro e in miseria. Tuttavia, aveva una fede fortissima. Mi diceva di pregare ogni giorno il Padre Nostro per l’assassino di mio padre. Ho imparato da lei cosa significhi davvero perdonare secondo il Vangelo.
Non solo. Ha voluto che fossi battezzata immediatamente dopo la mia nascita. Fu il prete a scegliere il nome Laura per me. Mio padre obiettò, dicendo che Laura non era il nome di una santa. Ma il prete rispose seccamente: “Se non lo è, vuol dire che sarà lei a diventarlo.” E, guarda un po’, dal 12 maggio 2013 sono Santa Laura.
Sono cresciuta senza padre, in povertà, sballottata tra parenti. Alla fine mio nonno paterno ci accolse nella sua tenuta chiamata “La Vibora”. Tutto quello che è accaduto nella mia infanzia l’ho scritto nella mia autobiografia. Se volete esercitarvi nella lettura in spagnolo, ne rimarrete stupiti, perché oltre a essere missionaria e suora, sono anche diventata una scrittrice.
E pensare che da bambina non potevo frequentare la scuola perché non avevamo soldi. Fu mia madre la mia insegnante. Da lei ho imparato a leggere, scrivere, contare e soprattutto il catechismo. Dovevo avere una memoria prodigiosa se sono riuscita a ripeterlo senza sbagliare una virgola. A soli sette anni ho potuto ricevere la Santa Comunione. E proprio a quell’età ho avuto la “chiamata del formicaio”, la prima delle mie illuminazioni.
Una mattina, seguendo le formiche fino a un albero e tornando con loro al formicaio, fui colpita da un raggio di luce interiore, una conoscenza profonda di Dio e della sua grandezza. Ho capito che Dio esisteva e ho pianto a lungo di gioia per il suo immenso amore. Da quel giorno ho iniziato una vita di penitenza, preghiera e servizio ai poveri.
A dodici anni ebbi un’altra chiamata, quella del “banco”. Mentre inamidavo una tela su un banco da falegname, fui trafitta da un dolore intenso al petto. Sentii che l’Eucaristia penetrava la mia anima. Da quel momento desideravo ricevere l’Ostia consacrata ogni giorno, ma a quell’epoca il digiuno prima della Comunione era obbligatorio. Così, all’alba, sellavo due cavalli, uno per me e uno per mio fratello Juan, andavamo nella chiesa più vicina, ricevevo la Comunione e tornavamo a casa prima che qualcuno si svegliasse.
Quando mio nonno scoprì i cavalli sudati, dovemmo smettere. Crescendo, mia madre fece il possibile per darmi una buona istruzione. Mi trasferii a Medellín dalla zia María Jesús, che gestiva un orfanotrofio, e lì studiai al Collegio dell’Espirito Santo. Anche se fui vittima di bullismo a causa della mia divisa gialla, a 16 anni decisi di proseguire gli studi. Ho lavorato in un manicomio per pagarmi gli studi e, nonostante le difficoltà, a 19 anni diventai maestra.
Insegnare mi dava una grande gioia. Non solo offrivo il sapere umano, ma trasmettevo l’amore per Dio e i valori cristiani. Tuttavia, la mia carriera subì un duro colpo quando fui ingiustamente accusata da una famiglia influente di aver deviato una studentessa dalla vita matrimoniale. Anche se poi si sposò, i genitori ritirarono le figlie e la scuola dovette chiudere.
Ma non mi arresi. Scrissi una lettera aperta per difendermi e continuai a insegnare in scuole pubbliche. Sentivo però un fuoco dentro di me, un desiderio ardente di dedicarmi agli indigeni, che allora erano considerati “senza anima”. Presentai la mia causa a vari vescovi e, con l’appoggio di Monsignor Maximiliano Crespo, nel 1914 fondai la prima comunità di missionarie catechiste per gli indigeni.
Il 5 maggio 1914, io, mia madre e altre cinque donne partimmo per la regione di Urabá. Fu l’inizio di una missione che avrebbe cambiato la vita di molti indigeni, portando loro speranza, educazione e la Parola di Dio.
Testo scritto e interpretato da
Paola Vismara
Musica di sottofondo
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SANTE DI IERI PARLANO OGGI: una iniziativa dedicata a sante e beate di epoche diverse e di vari continenti: missionarie, contemplative, martiri, fondatrici, regine o giovani di umili origini.
Paola Vismara – missionaria per 11 anni in Sudan – racconta ‘in prima persona’ le loro vite pazzesche, in forma di monologo. Sarà come ascoltare la santa parlare di sé, dei problemi e sfide del suo tempo che incredibilmente assomigliano alle sfide nel nostro Terzo Millennio. Un tuffo nel passato, per intuire che lo Spirito di Dio agisce sempre, anche oggi, scegliendo chi vuole, per farne suoi strumenti!
I testi sono stati scritti e interpretati da Paola Vismara nel pod cast ‘Elikya’ - da luglio 2020 a dicembre 2021 - e per Radio Sacra Famiglia inBlu.