
Oggi ho scelto il Vangelo nella memoria di Santa Monica. Dal Vangelo secondo Luca: in quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain e con Lui camminavano i discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, stavano portando al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova. Molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: "Non piangere". Accostatosi, toccò la bara, e i portatori si fermarono. Poi disse: "Giovinetto, dico a te, alzati". Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare, ed Egli lo diede alla madre.
Parlerò con Gesù come se io fossi Monica, 1633 anni dopo la sua morte. Caro Gesù, se quella donna ha pianto tanto per il suo unico figlio, morto ancora Giovinetto, altrettanto ho pianto io per mio figlio Agostino, non perché avesse perduto la vita, ma perché, prima della sua conversione, per me era come morto dentro. Quella vedova ha visto morire il figlio. Nessuno potrà mai capire questo incommensurabile dolore. Solo un'altra madre che perde un figlio può capirlo. Ma quel figlio era Giovinetto, un adolescente con tutta la vita davanti. Forse una malattia, un incidente, un'epidemia, o forse la fame o la dissenteria glielo avevano portato via. Capita ancora in tante parti del mondo. Le madri vedono i figli morire, piccoli, adolescenti, giovani, come boccioli di fiori strappati da mani crudeli, prima ancora che sboccino.
E quella madre era vedova, andava incontro a un destino crudele. Senza marito e senza il figlio maschio, nessuna protezione da soprusi e ingiustizie, nessuna garanzia di avere cibo a sufficienza, rischiava persino di essere resa schiava dai creditori. Ecco i motivi di tante lacrime. E tu, Gesù, le dici di non piangere? Eppure tu conoscevi tutto di lei, tutta la sua disperazione. Le vedove a quel tempo non avevano pensione, assicurazione, reddito di inclusione, né forme di assistenza economica e sociale, né una casa di riposo dove attendere la propria morte.
Anche io sono rimasta vedova abbastanza presto. Avevo 39 anni, ma la mia condizione era ben diversa da quella della vedova del Vangelo. E avevo due figli maschi, Agostino e Navigio, e anche una figlia. Ma per me Agostino era come morto. No, no, no, il mio Agostino era ancora vivo, bello, intelligente, brillante. Eppure io continuavo a pregare e a piangere per quel figlio così sbandato, ma pur sempre mio figlio. Nonostante l'educazione che io e mio marito gli avevamo dato, da adolescente era stranamente attratto dal male. Lo disse poi lui stesso nelle sue confessioni. A 16 anni iniziò a rubare, sì, a rubare frutta, pere per la precisione. Pere o mele, non importa. Quando a 17 anni arrivò a Cartagine, sembrava che tutto lo portasse verso quella devianza giovanile, così simile a quella che vediamo anche nel terzo millennio.
Ricordo ancora la pugnalata al cuore quando mi disse di avere una relazione con una donna che gli aveva dato un figlio e con la quale visse per ben 15 anni senza mai sposarla ufficialmente. E io continuavo a pregare e a piangere per quel mio figlio, perché volevo che fosse cristiano, che scegliesse te come Via, Verità e Vita. E poi, le mie lacrime si trasformarono in grida di gioia quando finalmente si convertì nel 387. Agostino e suo figlio Adeodato furono battezzati a Milano dal santo vescovo Ambrogio durante la veglia pasquale. Quel momento fu per lui l'inizio della nuova vita in te, e per me fu esattamente come il momento in cui la vedova di Nain si ritrovò tra le braccia quel figlio che tu avevi strappato alla morte e restituito a lei.
Allora, Gesù, lascia che ti ringrazi in eterno e che dica alle madri del terzo millennio, che piangono per i propri figli:
Pregate e piangete, piangete e pregate. Le lacrime non sono inutili. Le lacrime delle madri commuovono il tuo cuore, perché tu hai visto le lacrime di tua madre Maria e ad esse non puoi resistere. Le lacrime strappano miracoli anche per i figli che sembrano morti, perché tu, Gesù, hai vinto la morte, anche quella interiore.
Testo scritto e interpretato da
Paola Vismara
Musica di sottofondo
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SANTE DI IERI PARLANO OGGI: una iniziativa dedicata a sante e beate di epoche diverse e di vari continenti: missionarie, contemplative, martiri, fondatrici, regine o giovani di umili origini.
Paola Vismara – missionaria per 11 anni in Sudan – racconta ‘in prima persona’ le loro vite pazzesche, in forma di monologo. Sarà come ascoltare la santa parlare di sé, dei problemi e sfide del suo tempo che incredibilmente assomigliano alle sfide nel nostro Terzo Millennio. Un tuffo nel passato, per intuire che lo Spirito di Dio agisce sempre, anche oggi, scegliendo chi vuole, per farne suoi strumenti!
I testi sono stati scritti e interpretati da Paola Vismara nel pod cast ‘Elikya’ - da luglio 2020 a dicembre 2021 - e per Radio Sacra Famiglia inBlu.