Scambi biblici (Una poltrona per gli anawim)



Testo della catechesi
«A partire dal 1997 il film viene trasmesso pressoché regolarmente da Italia 1 la sera della vigilia,  rendendolo di fatto un classico moderno della programmazione festiva e continuando peraltro, a distanza di decenni, a far registrare ottimi riscontri d’ascolto, anche superiori alla contemporanea Messa di mezzanotte». Con queste parole l’utilissima e famosissima enciclopedia libera Wikipedia descrive il film Una poltrona per due, la cui proiezione “rituale” fu così motivata dalla direttrice di Italia 1 Laura Casarotto: «a Natale vogliamo sentirci raccontare sempre la stessa storia». Proviamo allora a collegare questa versione moderna della “stessa storia” con altre note “stesse storie”, bibliche nello specifico. Ma procediamo con ordine.

L’ottava uscita di Cose spiegate bene, la rivista cartacea del Post, giornale online nato nel 2010, porta ha come titolo A Natale tutti insieme. Storie, idee e informazioni su una festa di tutti, per aiutare le conversazioni e arrivare al panettone. Da pagina 34 l’attenzione si focalizza sui film natalizi, che ormai da decenni caratterizzano questo periodo, contribuendo a sviare – almeno agli occhi di coloro che più cercano di rimanere legati alla tradizione religiosa – dal vero clima, dato dall’attesa prima e dalla nascita poi (Natale, appunto) del bambin Gesù. Il capitolo in questione, I film di Natale funzionano sempre, è così motivato nella pagina accanto: «Esistono da oltre un secolo e sono un investimento sicuro, perché a Natale sentiamo un’esigenza particolare di trame melense e strade innevate».  

Dopo aver sottolineato il fatto che molte pellicole natalizie riprendono o rielaborano storie come quella raccontata dal celebre Charles Dickens, il testo si focalizza sui cosiddetti “cinepanettoni”, specificando che sono film «natalizi in un modo tutto loro e tutto italiano, come racconta l’autore e professore irlandese Alan O’Leary nel libro Fenomenologia del cinepanettone»; detto altrimenti, realizzati «per essere visti da-tutta-la-famiglia», ma con due specifiche caratteristiche: positività e bontà d’animo, contornato da un’atmosfera, aggiungiamo noi, un po’ troppo dolciastra. Ma diciamolo con le parole del libro, che così sintetizza la peculiarità di questo sottogenere cinematografico: «In generale, insomma, un film è più specificatamente “di Natale” se esce o viene visto in quel periodo, se non costa troppo, se la trama non finisce male, se la posta in gioco non è comunque altissima (al massimo c’è da salvare il Natale, quasi mai il mondo), se parla di amore e famiglia, in molti casi senza timore di apparire troppo smielato o stucchevole».  

Vien detto poi che il primo film natalizio, griffato addirittura 1898, fu Santa Claus di George Albert Smith, primo film con Babbo Natale come protagonista. L’anno che inaugurò il XX secolo fu la volta di Le rêve de Noël di Georges Méliès, mentre il 20 dicembre di quarantasei anni dopo uscì La vita è meravigliosa, il primo senza il paffuto anziano bianco-rosso vestito. Del 1947 è Il miracolo della 34a strada di un altro George, Seaton. Tra i più amati del genere animazione ecco Il Natale di Charlie Brown, del 1965, ma l’apogeo del genere filmico natalizio si ebbe tuttavia «tra la seconda metà degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta.. In pochi anni uscirono per esempio S.O.S. fantasmi, Una poltrona per due, Miracolo nella 34a strada (il remake) e Mamma, ho perso l’aereo». 

Se è facile intuire da soli che un tale genere di pellicole viene realizzato a bassi costi e in poco tempo, senza bisogno tra l’altro di troppa originalità, il testo suggerisce però che molta gente sente il bisogno di vederle perché «in quelle settimane a cavallo tra dicembre e gennaio: la domanda di novità e creatività è più ridotta, prevale appunto “la tradizione”.. – e aggiunge – Dal 2011 a oggi i film di Natale prodotti negli Stati Uniti.. sono quadruplicati». Ma la conclusione è ancor più lapidaria, attualmente, infatti, si tratta di «operazioni di rapidissimo consumo, senza nessuna idea di sfruttamento successivo, pensate per durare una sola stagione, con la consapevolezza che per quella successiva ne arriveranno altri». Ci sono tuttavia film, quelli natalizi compresi, che resistono al tempo! Di cosa stiamo parlando? Ovviamente del già citato Una poltrona per due, nell’originale inglese Trading Places, letteralmente “luoghi di scambio”, pellicola di John Landis del 1983, interpretato magistralmente da tre mostri sacri: Dan Aykroyd, Eddie Murphy e Jamie Lee Curtis.

Di cosa parla? La trama è nota: il ricchissimo agente di cambio Louis Winthorpe III, altolocato della più grande città della Pennsylvania, quella Philadelphia (dal greco antico “amore fraterno”, metropoli che richiama una delle Sette Chiese destinatarie delle lettere apocalittiche) che è celebre perché culla della storia americana, in essa infatti furono firmate sia la Dichiarazione d’Indipendenza sia la Costituzione. Se il simbolo che visivamente richiama tale storia è la Liberty Bell, “campana della libertà” che suonò quel 4 luglio del 1776 radunando tutti i cittadini di Filadelfia, desiderosi di ascoltare la lettura della Dichiarazione d’indipendenza, il più iconico dal punto di vista cinematografico è senza dubbio la scalinata del Museum of Art, 72 gradini (tanti quanti il numero delle nazioni conosciute ai tempi biblici, a partire dalla “tavola delle nazioni” di Gn 10,1-32, ma questo dato lo cataloghiamo a mera casualità..) diventati immortali per la corsa che Sylvester Stallone fece nel primo Rocky, film che dal 1976 permette ad ogni turista, sulle note di Gonna Fly Now, di imitare il giovane italo americano Balboa, icona di tutti coloro che, partendo da una situazione svantaggiata, accettano una sfida apparentemente impossibile e ce la fanno. A testimoniarlo, in cima alla scalinata c’è la statua bronzea di Stallone, ormai più frequentata della celebre campana!

Ma torniamo a Una poltrona per due, che proprio di questo parla. La vita del già citato Louis Winthorpe III s’incrocia “casualmente” con quella dell’imbroglione senzatetto Billy Ray Valentine, un mendicante che si spaccia per veterano del Vietnam: durante la vigilia di Natale Billy urta Louis che, pensando di essere stato aggredito, chiede l’intervento della polizia la quale, considerata la “sproporzione sociale” dei due, non esita a dar credito a Winthorpe. All’episodio, però, assistono i datori di lavoro di quest’ultimo, i fratelli Mortimer e Randolph Duke, più avari perfino di un altro personaggio natalizio, Ebenezer Scrooge, protagonista di A Christmas Carol del grande Charles Dickens. I due tirchi fratelli iniziano quindi a disputare circa le motivazioni che portano una qualsiasi persona verso la strada del successo o, al contrario, addirittura su quella della criminalità: se Mortimer opta per la predisposizione genetica alla delinquenza o al successo, Randolph è convinto, al contrario, che sia l’ambiente vitale a determinare il taglio morale di una vita. In ballo c’è insomma l’eterno dilemma tra natura e cultura. Chi dei due ha ragione? Per verificarlo decidono di scommettere un dollaro, scambiando le vite di Winthorpe e Billy. Spoiler: a vincere sarà la cultura, ovvero Randolph, ma sia lui che il fratello avranno la peggio, dato che la triste scommessa rappresenterà un boomerang che li farà finire entrambi sul lastrico.     

Curioso che, proprio in merito agli “scambi”, i ruoli di Dan Aykroyd e Eddie Murphy erano stati inizialmente pensati per Gene Wilder e Richard Pryor, ma quest’ultimo rimase vittima di un grave incidente che gli causò ustioni su più parti del corpo.

Adesso però lasciamoci aiutare ancora una volta da Cose spiegate bene, che fa chiarezza anzitutto su cosa siano i futures, i contratti di cui Winthorpe e Billy si servono per incastrare i ricchi fratelli Duke: «i futures – precisa la rivista del Post – sono dei contratti firmati da due parti che si accordano per scambiare, in una data futura, una certa quantità di merce a un prezzo prestabilito». Ora, siccome  Winthorpe e Billy, una volta alleatisi decidono di occuparsi di arance, riescono «a prendere accordi per vendere arance che ancora non hanno a un prezzo molto alto, e poi a comprare le arance che dovranno  vendere a un prezzo molto, molto più basso. Questa pratica è conosciuta come vendita allo scoperto, short selling. I Duke, contando sull’informazione sbagliata, si ritrovano invece ad aver fatto la scommessa opposta, e perdono così il loro patrimonio». Cose spiegate bene puntualizza infine che la pratica adottata dai personaggi di Dan Aykroyd e Eddie Murphy è «una forma di insider trading.. fare operazioni di borsa sulla base di informazioni non pubbliche», pratica legale negli anni Ottanta, ma illegale a partire dal 2010, anno in cui entrò in vigore la legge nota proprio col nome di Eddie Murphy rule, la “regola di Eddie Murphy”!    

Che rimando biblico ha questa vicenda, dato che è di scambi, scommesse e ribaltamento delle sorti che si parla? I più avvezzi al testo sacro avranno già drizzato le antenne: quanto agli scambi biblici, l’attenzione va immediatamente ai personaggi veterotestamentari di Sara, Esaù e Giacobbe, Mosè e Giuseppe, solo per citare i personaggi più noti; mentre la scommesse è la scintilla che muove il libro di Giobbe; infine il riscatto-ribaltamento della sorte richiama la figura degli anawim. 

Partiamo da Sara, moglie di Abramo, spacciata da quest’ultimo per sua sorella agli occhi del re Abimelech, il patriarca temeva infatti per la propria vita, ragion per cui non esitò ad azzardare questo scambio, mostrandoci così una versione un po’ meno idealizzata del “padre della fede”, facendocelo apparire per quello che è: un uomo, con le sue luci e le sue ombre, i suoi pregi e le sue debolezze, i suoi sogni e le sue paure. 

Quanto ai fratelli Esaù e Giacobbe, è ben noto lo scambio avvenuto tra i due: il secondo ingannò infatti il primo per ottenere la primogenitura, scambiando sé stesso per il fratello agli occhi del padre Isacco. Eppure al capostipite delle dodici tribù Dio cambiò anche il nome: da Giacobbe (letteralmente “lo farà tallone”) a Israele, insomma da “soppiantatore, ingannatore” a “colui che lotta con Dio”. «E' in grado di diventare davvero padre – sottolinea a tal proposito il monaco benedettino Anselm Grün nel suo libro Lottare e amare – nessuno che abbia lottato con sé e con i suoi lati d’ombra». 

Se il grande condottiero Mosè, figlio di leviti, è scambiato inizialmente per un egiziano, salvo poi traghettare il suo popolo in quella terra promessa nella quale lui stesso non abiterà, Giuseppe “il sognatore” sarà scambiato dai suoi fratelli, nel senso di venduto, per «venti sicli d’argento» (Gn 37,28). 

Che dire poi della sfida tra Dio e Satana che, come i fratelli Duke, scommettono non sulla vite di Winthorpe e Billy, tra natura e cultura, bensì su quella di Giobbe? Lasciamo che ad inquadrare la sfida sia l’introduzione che, di questo libro, fa la Bibbia edita da Einaudi: «Questo grande uomo dell’oriente vive una fervida pietas religiosa. Proprio sulla purezza di tale religiosità, interviene il pubblico ministero dell’assemblea divina, il satàn, che ne mette in dubbio il disinteresse: troppo facile benedire Dio, quando Dio benedice.. Ma Dio, scommettendo sulla lealtà e il disinteresse di Giobbe, è pronto a sfidare il satàn». Il racconto, nella versione CEI, fa dire al Signore rivolto allo sfidante: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male» (Gb 1,8). Va precisato tuttavia che nel libro di Giobbe Satàn – dall’ebraico “accusatore, avversario, nemico” – è un membro della corte angelica celeste, la cui funzione è paragonabile a quella dell’attuale “pubblico ministero”, una figura chiamata insomma a denunciare a Dio i peccati degli esseri umani. Non si tratta pertanto di un personaggio negativo, lo diventerà col libro della Sapienza, identificandolo col serpente genesiaco. Diventato quindi uno dei nomi propri del nemico di Dio, dà voce a tutti i figli del do ut des: «Forse che Giobbe teme Dio per nulla? ..stendi un poco la mano e tocca quanto ha, e vedrai come ti maledirà apertamente!» (Gb 1,9-11). 

Sottolineiamo infine la figura di quelli che la Scrittura chiama anawim, “coloro che sono curvi”, sia perché oppressi dalla miseria, sia perché in fiduciosa adorazione di Dio. Icona di tutti costoro è Maria, la quale nel suo Magnificat (Lc 1,46-55), inno composto da 102 parole greche, ci fa sapere il biblista Gianfranco Ravasi, che nel suo Alfabeto di Dio così prosegue: «Per definire l’anima di questa pagina.. gli studiosi rimandano alla spiritualità degli ‘anawîm, i “poveri, umili” citati 21 volte nell’Antico Testamento, sempre al plurale (eccetto un solo caso) – e ancora – ..Sono i “poveri in spirito” delle Beatitudini di Gesù (Mt 5,3). Un termine analogo, basato sulla stessa radice verbale, è ‘anî che ricorre 75 volte e che ha lo stesso valore. – e conclude –  gli ‘anawîm s’identificano coi giusti e i fedeli, costituiscono il vero popolo di Dio, quel “resto” fiducioso cantato dai profeti come la presenza costante, anche in mezzo alle turbolenze della storia, di coloro che tengono alto il vessillo della fede». 

Ma insieme e grazie al “sì” di quella ragazzina di Nazareth, Gesù stesso, il quale «da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà», dice Paolo alla sgarrupata comunità di Corinto (2Cor 8,9), ci chiede di “curvarci” a nostra volta, «Perché chiunque si esalta sarà umiliato, (ma) chi si umilia sarà esaltato» (Lc 14,11), come Rocky però, non come Billy..

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
W.A.Mozart. Le nozze di Figaro. Ouverture. Diritti Creative Commons. Musopen.org

In effetti In effetti: Introduzione "...e Dio separò la luce dalle tenebre..". (La Bibbia secondo Caravaggio) Scrittura animata (La Bibbia secondo Matt Groening) Sarto, sarto, sarto (Bibbia e Moda) A scuola senza "i libri"? (Bibbia e scuola) Cose dell'altro mondo (La Bibbia secondo Narnia) La Salvezza al contrario (Bibbia e superstizione) Quale codice? (La Bibbia secondo Dan Brown) A sua immagine: il grido che invoca (La Bibbia secondo E.Munch) Peccato contro natura? (La Bibbia secondo Gomorra) A very good novel (La Bibbia secondo i fumetti) Coltivare cosa? (Bibbia e cultura) Il figlio del falegname (La Bibbia secondo Carlo Collodi) Ma quale gioco! (Bibbia e calcio) Cosa c'è da ridere? (Bibbia e buon umore) La salvezza a colori. (La Bibbia secondo Giotto) Il Principe dell'altro mondo (La Bibbia secondo Il Piccolo Principe) Canzone senza fine (Bibbia e Musica) L'ultimo nemico che sarà sconfitto (La Bibbia secondo Harry Potter) Nemici mai...per chi si cerca come noi (Bibbia e Scienza) Cattedra, penna e libro (La Bibbia secondo Il Trono di Spade) Ipse Dix (La Bibbia secondo David Ottolenghi) Nel blu dipinto di blu (La Bibbia secondo Chagall) "Se qualcuno dai morti andrà da loro.." (La Bibbia secondo Charles Dickens) "Tendi la mano e toglila dal cappello!" (Bibbia e disabilità) "Sulla tua rete getterò la Parola". (Bibbia e Internet) Però ti voglio bene uguale. (La Bibbia secondo Paolo Cevoli) Free solo (Bibbia e solitudine) "Dopo tre giorni". (La Bibbia secondo Hermann Melville) Un Nuovissimo Testamento? (La Bibbia secondo Jaco Van Dormael) Le Tavole della legge visiva. (La Bibbia secondo Gustave Doré) A quando il nuovo mondo? (La Bibbia dei testimoni di Geova) Neon Genesis Evangelion (la Bibbia secondo gli anime) Solo un libro di libri? (Bibbia e laicità) Dio non è un santo (La Bibbia secondo Roberto Mercadini) Scambi biblici (Una poltrona per gli anawim) Quale gioia? (Il Giubileo nella Bibbia) Le sacre pellicole (Bibbia e cinema) Sacrosanctum. La Bibbia tra sacralità e santità

Scarica la nostra App su