
San Giovanni Damasceno (4 dicembre)
«Dio promise a Davide che gli avrebbe costruito un tempio ad opera di suo figlio Salomone.. (che) lo costruì e fabbricò i Cherubini.. ed anche i buoi, i leoni e melograni. Ma, forse, non è molto più onorevole ornare tutte le pareti della casa del Signore con le forme e le raffigurazioni dei santi, invece di animali ed alberi? Dov’è la legge che ordina: “Non farti alcuna figura?”»
Di chi sono queste parole?
Del santo che festeggiamo oggi, considerato l’ultimo rappresentante della patrologia greca, quella “scienza” cioè che studia ed espone la vita, gli scritti e la dottrina dei padri della Chiesa. Yahia ibn Sargun ibn Mansur, nacque a Damasco – da cui “damasceno” – nel 675 circa da famiglia araba cristiana. Il padre era un funzionario del califfo dell’attuale capitale della Siria. Promosso anch’egli al ruolo del padre, una sorta di moderno ministro delle finanze, dopo un po’ rinunciò alla carica e abbandonò la corte, probabilmente per gli orientamenti anticristiani del califfo, dall’arabo “vicario”, la guida politica e spirituale che, nella comunità musulmana, fa le veci di Maometto. Assieme al fratello Cosma, futuro vescovo, si recò in un monastero situato tra Gerusalemme e Betlemme.
Cosa fece in seguito?
Ordinato presbitero e divenuto predicatore titolare della basilica del Santo Sepolcro, approfondì la sua formazione teologica, che lo portò ad essere un letterato a tutto tondo, capace di spaziare dalla filosofia alla poesia, dall’eloquenza alla liturgia e all’apologetica. Ma ciò che più lo contraddistinse fu proprio quest’ultima, ovvero la difesa delle immagini sacre: mentre l’imperatore bizantino Leone III Isaurico inaugurava l’iconoclastia, dal greco “distruzione delle immagini” (sacre), proibendo di fatto il culto di queste ultime, ritenuto idolatrico, ecco ergersi a paladino delle immagini stesse il nostro Giovanni che, nel frattempo, da monaco aveva assunto questo nome.
In che modo si scagliò contro gli iconoclasti?
In particolare attraverso i Tre discorsi in favore delle sacre immagini. Nel primo Giovanni afferma: «Nei tempi antichi Dio, incorporeo e senza forma, non poteva essere raffigurato sotto nessun aspetto; ma ora, poiché Dio è stato visto mediante la carne ed è vissuto in comunanza di vita con gli uomini io raffiguro ciò che di Dio è stato visto. Ciò che è il libro per coloro che conoscono la scrittura, questo è l’immagine per gli illetterati, e ciò che è la parola per l’udito, questo anche è l’immagine per la vista: e a lui noi pensiamo mentalmente». La sua battaglia teologica si “concretizzò” nel VII concilio ecumenico, il II svoltosi a Nicea, nell’attuale Turchia, convocato da papa Adriano I nel 787, ad oltre trent’anni dalla morte di Giovanni, avvenuta tra il 749 e il 753. Tra i diversi pronunciamenti del Niceno II si deliberò l’iconodulia, ovvero il culto delle immagini.
Oltre a questo meraviglioso lascito ci ha trasmesso altro?
Tantissimo altro, ad esempio alcune righe stupende sulla vocazione, proposteci oggi dall’Ufficio delle Letture: «Tu, Signore – scrive Giovanni – ..Hai preparato la mia nascita con una preparazione che trascende le leggi della nostra natura, mi hai tratto alla luce adottandomi come figlio, mi hai iscritto fra i discepoli della tua Chiesa.. mi hai nutrito di latte spirituale.. Mi hai sostentato con il solido cibo del Corpo di Gesù.. e mi hai inebriato con il calice divino del suo Sangue.. Ora.. mi hai chiamato.. a servire i tuoi discepoli. Non so con quale disegno tu abbia fatto questo; tu solo lo sai. Pascimi, o Signore, e pasci tu con me gli altri.. perché le mie azioni siano secondo la tua volontà e lo siano veramente fino all’ultimo».
«Signore, che in san Giovanni Damasceno hai dato alla tua Chiesa un insigne maestro della sapienza dei padri, fa’ che la vera fede, che egli insegnò con gli scritti e con la vita, sia sempre nostra forza e nostra luce» (Preghiera Colletta).
Recita
Massimo Alberici, Simona Mulazzani
Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri