Il carisma della carità (Meditazione sul film "Encanto")



Testo della meditazione
Encanto è un film d'animazione del 2021 della Disney, ha ottenuto un notevole consenso internazionale, venendo premiata con l'Oscar al miglior film d’animazione.
Ecco la storia. Abuela si innamora di Pedro. Sono giovani: hanno tanti sogni. La sequenza cinematografica che racconta il loro amore è favolosa. Oltre che delicata e pudica la scena è sintetica, senza parole, ricca di simboli, accompagnata solo dalle corde pizzicate di una chitarra e un canto narrante. Questo è saper raccontare le storie d’amore…

Ebbene, siamo ad un festa popolare. E’ notte. Candele accese lungo le strade ma due ragazzi si elevano sopra la folla per vedere dall’alto cosa succede e una farfalla (simbolo di rinascita) li raggiunge  e li mette in comunicazione. 
Un saluto timido e titubante, un volto arrossito di emozione, poi le sequenze che in rapida successione descrivono il cammino dell'innamoramento: le risate insieme, il raccontarsi di sogni futuri, il vestito bianco, la chiesa, un bacio candido con la candela accesa, un origami che si apre in tre sagome: i tre figli.  Un abbraccio. La gioia. Geniale. 1.15.02 
Però sul più bello un attacco di briganti e Pedro muore dando la sua vita per salvare la famiglia. Tutto sembra fallire. Ma nel dramma del lutto si accende una speranza. E’ una candela accesa che rimarrà tale per tutta la storia. 

La candela accesa è la luce della speranza. Per noi cristiani è anche la luce della fede. La accendiamo prima di un momento di preghiera liturgica, specialmente per la messa. La candela brilla di una luce naturale, non artificiale. Si muove, quasi danza seguendo la corrente d’aria che soffia in ogni dove. Insomma è una luce viva. E sapete dove deve sempre rimanere accesa? Li vicino al tabernacolo. Li segnala che Gesù è vivo, presente in mezzo a noi.
Ebbene in Encanto l’elemento di continuità è proprio dato dalla candela accesa, posta in alto, a custodia della casa.
Ecco da questa candela arrivano anche i miracoli. Miracoli e carismi. Ogni figlio della famiglia Madrigal ora vive di segni prodigiosi. 

Ciascuno dei figli e dei nipoti ha un carisma speciale, che viene scoperto e consacrato in un rituale. Il rituale della porta. Una sorta di Battesimo che appunto è la porta di tutti i sacramenti.
Ed ecco che nella storia di una famiglia felice compaiono due personaggi dissonanti ma risolutivi.
La prima è Mirabel. Cos’ ha di particolare Mirabel?

In realtà Mirabel non è affatto triste. Ma non ha un carisma come il resto della famiglia.
Quando avrebbe dovuto riceverlo la porta si è oscurata e non è partita la magia.
Ma qui ci domandiamo? E’ tutt’oro solo quello che luccica? Sentite San Paolo cosa dice a proposito dei carismi: 

"Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito, a uno, la fede; a un altro, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli… ma tutti per il bene comune".

Esatto. Tutti per il bene comune. Un carisma usato per se stesso diventa veleno per se e per la comunità. Essere dipendenti dai propri carismi ti costringe a vivere in una gabbia dorata come succederà ad Isabella o Luisa. La domanda è: chi vuoi servire con i tuoi carismi: la comunità o le pretesa della comunità? 

Mirabel scopre che il suo carisma è di tenere uniti i carismi. Appunto il carisma della carità.
Un altro personaggio apparentemente stonato è Bruno

Bruno ha il talento della visione futura, il più complesso, il più misterioso, diciamo il più compromettente. Eh si perché al contrario degli altri carismi, non rende necessariamente miracoli o prodigi. Dice quello che accadrà e la vita lo sappiamo non è sempre rose e fiori. Così a differenza degli altri Bruno viene tacciato di scalogneria.

Di fronte ad una richiesta particolare di Aguila di vedere il futuro della famiglia Madrigal ecco accade il patatrac.
Sappiamo già dalla Bibbia e dall’etica cristiana che la ricerca viziata di indovini e carte che predicono futuro è terreno pericolante e scivoloso. Ma qui Bruno vedendo nella visione un accenno di rovina della casa Madrigal e vedendo davanti a quella casa Mirabel sceglie di non andare avanti…
Seppellisce la visione e con essa il suo carisma. Poi prende e si nasconde ed esce di scena. ormai anche il solo nominarlo è indice di sfortuna

Bruno mi ricorda un po’ il terzo servo della Parabola dei talenti che preferisce nascondere il suo talento piuttosto che giocarselo. Ma a differenza della parabola qui c’è un happy end. E’ proprio Mirabel che recupera Bruno e lo costringe a ritornare su quella visione non tanto per una curiosità malsana, ma perché è convinta che la visione ha un finale diverso da quello che Bruno immaginava.

E così è. La casa Madrigal è andata si in frantumi, perché ognuno era intrappolata nei propri carismi e Aguila era più preoccupata che continuassero ad avvenire segni e prodigi piuttosto che preoccuparsi dello stato d’animo dei figli e dei nipoti.
Ma la visione a questo punto restituisce alla famiglia “il brutto anatroccolo” Mirabel, l’unica non intaccata dal luccichio dei carismi. Ed è lei che riporta serenità attraverso un opera di riconciliazione fraterna. La farfalla ritorna in scena e la candela si riaccende. Ma questa volta non per favorire dei singoli carismi, ma l’opera di tutta la famiglia insieme con l’ausilio di tutta una comunità.

Il finale non posso non prenderlo nuovamente dalla lettera ai Corinzi. San Paolo ha avuto a che fare con una comunità certamente super carismatica, ma anche fortemente litigiosa. Così conclude il cap 12 sui carismi con quel capolavoro del cap 13

"Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova".

La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. Ma La carità non avrà mai fine

 

 

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

Dio, la fede e la spiritualità cristiana nei film (di don Franco Mastrolonardo)
“Cercare Dio in tutte le cose ed in tutte trovarlo”. Sant’Ignazio di Loyola ne era convinto e aveva fatto di questo il fondamento della spiritualità dei gesuiti.
Con questo presupposto mi accingo a sviscerare la questione della fede e di Dio in alcuni film e/o serie tv, sapendo che ciascun artista viene come condotto dalla mano di Dio nel realizzare la sua opera d’arte.
E se è un regista intelligente a maggior ragione intendo scoprirne gli aspetti più nascosti e non immediatamente evidenti, perché l’intelligere è appunto un intus leggere, leggere dentro per giungere ad una comprensione più alta, più elevata. 

Questo podcast non va inteso come uno strumentalizzazione ai fini religiosi. Non è mia intenzione convertire nessuno. Intendo solo coglier alcuni aspetti per confermare che il cristianesimo è assolutamente integrato ad ogni forma di opera d’arte perché nel mistero di Gesù si scopre la vera umanità.

Ai credenti che diventano creduloni preferisco gli atei in rispettosa ricerca. E di registi rispettosi ed intelligenti ce ne sono. Intelligenti da intelligere L'etimologia della parola intelligenza si fa risalire all'avverbio latino intus = dentro ed al verbo latino legere = leggere, comprendere, raccogliere idee e informazioni riguardo a qualcuno o a qualcosa. Quindi, l'intelligenza è la facoltà di comprendere la realtà non in maniera superficiale ma, andando oltre, in profondità, per coglierne gli aspetti nascosti e non immediatamente evidenti. Un'altra interpretazione etimologica (meno diffusa) del termine preferisce ad intus la preposizione inter = tra. Per cui, intelligenza sarebbe la capacità di leggere (...tra le righe), di scoprire relazioni ed inter-connessioni tra i vari aspetti della realtà per giungere ad una comprensione più ampia e completa di essa.

Dio non è pacco preconfezionato da consegnare a qualsivoglia destinatario e “nullo homo et dignu mentovare” sentenziava Francesco D’Assisi
Dio è Dio. Guai a chi si fa paladino della verità e guai a chi conscio o inconscio si sente al pari di Dio.
Con questi presupposti intendo fare una ricerca di Dio dentro il mondo affascinante dei film  e delle serie tv, andandone a cercare il senso spirituale.

Molti nostri contemporanei, però, sembrano temere che, se si fanno troppo stretti i legami tra attività umana e religione, venga impedita l'autonomia degli uomini, delle società, delle scienze.
Se per autonomia delle realtà terrene si vuol dire che le cose create e le stesse società hanno leggi e valori propri, che l'uomo gradatamente deve scoprire, usare e ordinare, allora si tratta di una esigenza d'autonomia legittima: non solamente essa è rivendicata dagli uomini del nostro tempo, ma è anche conforme al volere del Creatore.
Infatti è dalla stessa loro condizione di creature che le cose tutte ricevono la loro propria consistenza, verità, bontà, le loro leggi proprie e il loro ordine; e tutto ciò l'uomo è tenuto a rispettare, riconoscendo le esigenze di metodo proprie di ogni singola scienza o tecnica.

Perciò la ricerca metodica di ogni disciplina, se procede in maniera veramente scientifica e secondo le norme morali, non sarà mai in reale contrasto con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno origine dal medesimo Dio (62).
Anzi, chi si sforza con umiltà e con perseveranza di scandagliare i segreti della realtà, anche senza prenderne coscienza, viene come condotto dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che siano quello che sono.

A questo proposito ci sia concesso di deplorare certi atteggiamenti mentali, che talvolta non sono mancati nemmeno tra i cristiani, derivati dal non avere sufficientemente percepito la legittima autonomia della scienza, suscitando contese e controversie, essi trascinarono molti spiriti fino al punto da ritenere che scienza e fede si oppongano tra loro (63).

Se invece con l'espressione « autonomia delle realtà temporali » si intende dire che le cose create non dipendono da Dio e che l'uomo può adoperarle senza riferirle al Creatore, allora a nessuno che creda in Dio sfugge quanto false siano tali opinioni.
La creatura, infatti, senza il Creatore svanisce.

Del resto tutti coloro che credono, a qualunque religione appartengano, hanno sempre inteso la voce e la manifestazione di Dio nel linguaggio delle creature.
Anzi, l'oblio di Dio rende opaca la creatura stessa.

 

 

 

 

 

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