"Il popolo che camminava nelle tenebre..." (Meditazione sul Natale di don Franco Mastrolonardo)



Testo della catechesi
Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.
Chi è questo popolo che cammina nelle tenebre? La risposta più evidente a livello esegetico è: il popolo di Israele. Ai tempi del profeta Isaia era un popolo deportato, con il tempio di Gerusalemme distrutto e una terra ormai spopolata. Le tre grandi benedizioni di Dio: la terra, la discendenza e il tempio, praticamente cancellate. Quindi è chiaro che questi è il popolo che vive e cammina nelle tenebre.
Ma con un minimo di analogia potremmo fare una certa trasposizione di tempo e di spazio e arrivare ai giorni nostri. Quel popolo non siamo forse anche noi? Non siamo anche noi che camminiamo nelle tenebre? E' ovvio. Chi cammina nelle tenebre non sa dove va. Gesù ce lo conferma nel Vangelo di Giovanni. Quindi se siamo nelle tenebre, non solo non sappiamo di esserlo, ma di sicuro non sappiamo dove stiamo andando.
E il fatto che non sappiamo dove stiamo andando ci conferma che siamo nelle tenebre. Ma chi ci dice che non sappiamo dove stiamo andando?
Beh ci sono dei fatti oggettivi. Prendo spunto da un articolo di Alessandro d'Avenia su un recente articolo del Corriere della Sera.
Cito: Il rapporto annuale del Censis sulla situazione sociale del Paese, presentato qualche giorno fa, ci definisce ciechi di fronte a problemi evidenti eppure in stato di perenne emergenza, condizioni che portano a ripiegarsi sul proprio orticello «alla ricerca di uno spicchio di benessere quotidiano», con conseguenti legami sociali frammentati: «nella incomunicabilità generazionale va in scena il dissenso senza conflitto dei giovani, esuli in fuga». Il rapporto quindi ci definisce dei sonnambuli. Vale a dire siamo al buio, nelle tenebre. Ma l'articolo prosegue.
Siamo per nascita un popolo geograficamente e culturalmente vario e frammentato, che ha fatto di questa condizione la sua vocazione: forti identità locali che diventano un punto di forza quando le comunità danno il meglio di sé e collaborano, ma questo è accaduto quasi sempre di fronte a problemi comuni che ci hanno uniti, come adesso riesce a fare quasi solamente lo sport. Il nostro «particolarismo», nutrito oggi di individualismo, ci sta portando invece a «dis-integrarci» sempre di più e a volerci affermare a prescindere da legami, relazioni e obiettivi condivisi. Rari sono ideali, spinte, desideri, capaci di unirci, una mancanza inevitabile quando si è troppo impegnati a sopravvivere o a sopraffare.

Nel 2022 abbiamo avuto un record negativo di nati. Nel 2040 le coppie con figli saranno una su quattro. Nel 2050 l’Italia avrà perso 4,5 milioni di residenti. Spariranno 3,7 milioni di persone con meno di 35 anni e aumenteranno di 4,6 milioni gli ultra 65enni, di cui 1,6 milioni con più di 85 anni. Si stima che nel 2050 ci saranno 8 milioni di persone in età attiva in meno, con un impatto letale sull’equilibrio economico dal momento che il nostro welfare è fondato sul patto tra generazioni: la sua sostenibilità è garantita dal fatto che i contribuenti coprano il costo delle pensioni. In sintesi: siamo un popolo che ha rinunciato alla vita.

Ecco allora delineata la nostra cecità. Effettivamente anche noi italiani, e non solo, siamo il popolo che cammina nelle tenebre.
Ma non fu così anche quando cadde l'impero romano? nessuno si accorse in anticipo dei rischi in cui versavano, o forse qualche voce solitaria, così come oggi.
Quindi direi che anche oggi come allora camminiamo nelle tenebre.
E come ci si comporta mentre si cammina nelle tenebre? Beh si gioca un po' per contatto.
Ci si aggrappa al più vicino, sperando che sia lui o lei a sapere dove andare.
Ma anche qui è altrettanto vero quel detto di Gesù. può un cieco guidare un altro cieco? non finiranno entrambi nel fosso? In effetti di guide cieche oggi ne troviamo tante. O per dirla col proverbio scambiamo lucciole per lanterne.
Chi sono le lucciole a cui si tenta di aggrapparsi? Direi che su questo non occorre scomodare i rapporti Censis. Come ci giriamo ne troviamo. Le guide cieche più evidenti  son quelle in vetrina sui social. Quelle che vivono di like altrui, quando gli altrui siamo noi che li seguiamo. Sono gli influencer, gli YouTuber, i critici di bassa e scontata psicologia, gli urlatori dei bar virtuali, gli pseudosviluppatori di corsi online di benessere fisico e psichico a buon mercato, come direbbe il caro Bonhoeffer. Ma direi che non mancano guide cieche nel mondo della politica, dello spettacolo, delle istituzioni e fra queste metto anche la Chiesa purtroppo, là dove viene a mancare l'innamoramento di Gesù. Ma tutti uno dietro l'altro, e lo verifichiamo ogni giorno sui giornali cadono nel fosso dell'ipocrisia, dello scandalo e della illegalità. E noi purtroppo dietro, ciechi appoggiati a ciechi.

Oggi come scriveva Antoine de Saint Exupery, l'autore del Piccolo Principe, nella sua ultima lettera nel Giugno del 1944: L’uomo muore di sete.

"Ah generale, c’ è un solo problema, uno solo per il mondo: ridare agli uomini un significato spirituale, inquietudini spirituali. Far piovere su di loro qual­cosa che rassomigli ad un canto gregoriano. Se avessi la fede, stia certo che, superata quest’epoca di “mestiere necessario e ingrato”, non potrei più tollerare altro che la vita monastica. Non si può vivere di frigoriferi, di politica, di bilanci e di pa­ro­le incrociate, mi creda. Non più. Non si può vi­vere senza poesia, senza colore né amore. Basta ascoltare un canto popolare del XV secolo per mi­surare la china percorsa. Nulla resta, se non la vo­ce della propaganda. Due miliardi di uomini sen­tono il robot, capiscono solo il robot, diventano robot. Tutti gli sconquassi degli ultimi anni non hanno che due fonti: i guasti del sistema econo­mico del XIX secolo e la disperazione spirituale".

Dite voi se non sono attualissime queste parole.
Ma allora cosa accadrà a questa generazione cieca ed ottusa?
Continuiamo a leggere il profeta Isaia: il popolo che camminava nelle tenebre, vide una grande luce.

Chi è la grande Luce? E'ovvio! E' Gesù.
E' Lui la vera Luce che illumina i cuori e il mondo, è Lui che ci toglie dalla disperazione delle tenebre, è Lui che ci fa vedere il futuro dove sembra non ci sia futuro. E' Lui il vero medico delle anime e dei corpi. E' Lui di cui ha detto il nostro cuore cercate il suo volto. Andiamo allora a vedere il suo volto. Oggi è possibile, perché è un bimbo. Avvicinabile, arrendevole, bello gioioso e giocoso. Vuol giocare con noi, con tutti. Perché nessuno possa dire: io non son stato invitato. Gesù è di tutti. La Chiesa lo custodisce, ma come Maria lo offre al mondo, anche a quel mondo che un giorno lo appenderà ad una croce. Ma anche li, sulla croce la sua postura è la medesima del bambino: braccia allargate per accogliere tutti.

Auguri quindi a tutti voi che in questi giorni vivete il Natale, fra pranzi e ritrovi familiari: Sia un tempo di riconciliazione profonda tra amici e parenti. Auguri anche a chi sperimenta da vicino un lutto. Il Natale purtroppo va a toccare questa ferita, perché a Natale vorremmo essere tutti presenti a tavola e in casa. Ma il Natale ci rimanda anche ad una festa che sarà per sempre, quella del paradiso.
E auguri a tutti voi che ci accompagnate nell'ascolto di Pregaudio. Grazie per la vostra vicinanza e la vostra generosità. Auguri anche di un felice Anno Nuovo. Chissà se sarà l'anno della nostra nuova APP? Nel 2024 compirò 60 anni e 30 anni di sacerdozio...magari Gesù in questo anno speciale mi farà un ennesimo regalo come tanti me ne ha fatti in questi anni.
Buon natale a tutti.

Meditazione sul Natale di don Franco Mastrolonardo, a partire dal brano di Isaia 9,1-6

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