L'Agnello di Dio (Meditazione di don Franco Mastrolonardo su Giovanni 1,29-34)



Testo della meditazione
Ecco l'agnello di Dio
Che toglie peccati del mondo
Disse la ragazza slava
Venuta allo sprofondo
Disse la ragazza africana sul raccordo anulare
Ecco l'agnello di Dio
Che viene a pascolare
E scende dall'automobile
Per contrattare

Appena uscita sul mercato questa canzone di De Gregori fu subito tacciata dall'Osservatore Romano come blasfema. Servì la mediazione dell'indimenticabile card. Ersilio Tonini a placare le acque e fare pace con il cantautore: De Gregori stesso, poi in seguito, in un concerto live dedicò questa canzone al cardinale dicendo a tutti di farglielo sapere, dato che presumibilmente non era presente al concerto.
In realtà questa canzone, a mio modesto parere, non è nè blasfema e tantomeno banale, ma vorrei ritornare su questo a fine commento.
Ora invece partirei dalle parole di san Giovanni Battista nel Vangelo: Ecco l'agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Non vi pare che echeggi già nella vostra memoria il continuo? "O Signore non sono degno di partecipare alla Tua mensa ma dì soltanto una parola ed io sarò salvato".

Sono appunto  le parole della Messa che il sacerdote dice dopo lo scambio della pace e alla quale i fedeli rispondono con la litania di cui sopra.
Se molti certamente vanno a memoria nel recitarla, probabilmente pochi ricordano invece il gesto che il sacerdote compie. E'  interessante il gesto che accompagna le parole. Mentre viene ripetuto o cantato l'Agnello di Dio, il sacerdote alza l'ostia e la spezza, sì la spezza.
E perché la spezza, direte voi? Forse per facilitare la manducazione essendo un 'ostia più grande delle altre? 
No evidentemente. La spezza per simboleggiare il sacrificio dell'Agnello. Cioè in questo momento l'Agnello sacrificato viene consegnato. Il pane viene spezzato, l'Agnello sacrificato, Gesù donato. A chi? a tutti noi che partecipiamo di questa mensa, appunto alla cena dell'Agnello.

Proviamo a spiegare meglio.
Perché Gesù è l'Agnello?
In tempi passati l'agnello era l'animale più idoneo al sacrificio: era buono, mansueto, si lasciava fare e uccidere senza alcuna opposizione sull'altare dei sacrifici. Il sacerdote lo sgozzava e poi aspergeva con il suo sangue il popolo in espiazione dei peccati. Era certo che il sangue dell'agnello poteva salvare quegli uomini, in virtù anche del ricordo pasquale nella notte in cui gli Ebrei uscirono dall'Egitto, ricordate... dopo aver segnato gli stipiti con il sangue dell'agnello.
Ora Gesù prende il contenuto di questo rito sacrificale ma opera uno spostamento. Non più l'animale viene sacrificato, ma Lui, Gesù si sacrifica per tutti. E così non più il sangue dell'agnello, ma il suo sangue diventa salvifico.  Dirà la lettera agli Ebrei: "se il sangue degli agnelli, sparsi sugli uomini contaminati, li santificano, quanto più il sangue di Cristo, che con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalla opere morte".
Ecco l'Agnello di Dio.
Di fatto però l'agnello rappresenta anche la parte buona, la parte pura che viene sacrificata in mezzo ad una umanità contaminata.
Ed è qui che riprendo la canzone di De Gregori. Per il cantautore l'Agnello non è semplicemente la vittima è anche il carnefice: non è la prostituta ma anche chi la sfrutta, non è il tossico ma anche chi spaccia. Vittime e carnefici in questa canzone si confondono perché De Gregori vuol dire che ciascuno di loro è stato sacrificato un giorno sull'altare del male: chi in un modo chi nell'altro. Ciascun uomo porta la ferita dello sgozzamento, del giorno in cui ha perso la propria verginità. E' una umanità ferita la nostra. Quindi tutti gli uomini sono "agnello di Dio", ma una cosa è certa: solo Gesù è l'Agnello che salva tutti gli altri.

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

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