
Dagli Atti degli Apostoli
At 18,23-28
Testo del brano
Trascorso ad Antiòchia un po’ di tempo, Paolo partì: percorreva di seguito la regione della Galàzia e la Frìgia, confermando tutti i discepoli. Arrivò a Èfeso un Giudeo, di nome Apollo, nativo di Alessandria, uomo colto, esperto nelle Scritture. Questi era stato istruito nella via del Signore e, con animo ispirato, parlava e insegnava con accuratezza ciò che si riferiva a Gesù, sebbene conoscesse soltanto il battesimo di Giovanni. Egli cominciò a parlare con franchezza nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi lo presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio. Poiché egli desiderava passare in Acàia, i fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli di fargli buona accoglienza. Giunto là, fu molto utile a quelli che, per opera della grazia, erano divenuti credenti. Confutava infatti vigorosamente i Giudei, dimostrando pubblicamente attraverso le Scritture che Gesù è il Cristo.
Recita
Cristian Messina
Musica di sottofondo
J.S.Bach. Orchestral Suite No.3 in D Major BWV 1068. Air on the third String. Diritti Creative Commons. Musopen.org
Meditazione
Marco Comanducci
Meditazione
Gesù è il Cristo perché? La domanda ha un altro punto di vista. Prima di risponderle incontriamo nel brano di oggi Apollo, che ci testimonia che è importante aver chiaro il motivo della propria speranza in Gesù, nello Spirito Santo e in Dio Padre. Lo stesso san Paolo testimonia la speranza dicendo: «se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede». La fede di Apollo ha delle origini, proprio nel senso di radici, nel battesimo che egli conosceva bene. Apollo ha scelto Gesù e viceversa, ed Apollo ha fatto del dono ricevuto, la parola, il motivo di convivialità con il prossimo: ha annunciato. Egli ha aperto gli occhi, le orecchie, la mente e il cuore, proprio come il giorno del battesimo il sacerdote pronuncia la parola ebraica effatà. L’essere ciechi è quando ci giriamo dall’altra parte invece di compiere una buona azione, alcuni adulti direbbero “rilavare il bambino nell’acqua già sporca del catino”. Un passo più in là, Aquila e Priscilla ci insegnano il bello della Chiesa: coloro che, essendo già testimoni, accettano e accolgono il dialogo e il confronto, non hanno paura e non tremano, bensì vivono un piccolo confronto “catecumeno” nel dialogo con Apollo, perché al centro delle loro vite c’è la Trinità, e ancor più al centro della Trinità vi è l’umanità. Questo è un volto dell’amore: accogliere e donarsi all’altro, «Perché la mia gioia sia in voi, e la mia gioia sia (vera e) piena», risponde Gesù.