La storia di Giovannimaria Rainaldi (Ai bambini appartiene il Regno...)



La storia di Giovannimaria Rainaldi
“C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente”? (Giovanni 6,9).

Sono bastati cinque pani d’orzo e due pesci a sfamare i cinquemila uomini che seguivano Gesù; è bastato il gesto semplice di un ragazzo che ha offerto ciò che aveva e l’ha messo nelle mani di Gesù …..i bambini non fanno calcoli matematici, i loro gesti sono semplici e spontanei, si fidano. Così un bambino oggi ci insegna come, anche la sofferenza di una malattia implacabile, se offerta a Cristo nella preghiera, salva e trasforma l'umanità.

"Mamma, la vita è bella. Questa vita me l’ha donata Gesù, ed è bella, capito? Never give up, mamma".

Giovannimaria Rainaldi nacque a Roma il 31 marzo 2006, il 24 Maggio venne battezzato nella basilica di Sant’Eugenio Papa. È mamma Cinzia a scegliere il nome, desiderando che, per il suo bimbo, mai Giovanni fosse separato da Maria.
Il piccolo Gio ne comprenderá presto il significato e proprio a Maria si affiderà nei momenti più bui.

A soli 18 mesi, dopo una prima ecografia addominale, gli viene diagnosticato un ganglioneuroblastoma
nella Clinica Pediatrica del Policlinico della Sapienza. Dopo due cicli di chemioterapia inefficaci per la tipologia del tumore, è necessario un intervento chirurgico molto difficile e pericoloso per la vita di Gio.
Il prof. Michael La Quaglia, chirurgo pediatra al Memorial Sloan-Kettering di New York esegue il primo intervento il 19 dicembre, dopo il trasferimento immediato del bambino, per rischio di strozzamento dell'aorta. Nei primi cinque anni di vita Gio riceverà quattro interventi importanti, che costringeranno la famiglia a trasferirsi in America.

"Ho avuto in dono un figlio con un tumore pediatrico raro. Ma sono stati per noi, questi sette anni, anni di grande amore, dolore e gioia infinita. Nel buio terribile della malattia, Giovannimaria portava sempre la luce".

"Sai chi accende la luce mamma ? È Dio che accende e fa splendere la luce".

I suoi sette anni di vita Giovannimaria li trascorre tra Italia e Stati Uniti. Viene ricoverato più volte in un centro medico d'eccellenza a New York ma fa anche qualche puntatina di svago e divertimento a Disney World, in Florida, in accordo con lo staff medico.
Dopo il primo intervento chirurgico, durato 10 infinite ore, nel quale il prof. La Quaglia rimuove tutto il tumore e il rene destro, necrotico da tempo, sembrerebbe che il piccolo Gio potesse continuare in salute la sua vita. Invece, dopo un anno e mezzo la malattia si ripresenta, costringendo il piccolo a nuovi ricoveri ed ad altri tre interventi importanti.

"Mamma, Gesù era sulla croce e non poteva muoversi, come io sono su questo letto. Non c’è nessuna differenza. Mamma ora aiuto Gesù a portare la croce….".

Di queste perle, ne hanno fatto tesoro i genitori e chi lo ha conosciuto. Nella sofferenza della malattia il piccolo Giovannimaria si mette sempre a confronto con la croce di Gesù. La accoglie, la ama e ne coglie spunti spirituali spiazzando tutti con queste frasi che certamente alla sua età non potevano che venire dallo Spirito Santo.

"Gesù ci porta tutti qui sopra", disse un giorno facendo volare, come se fosse un piccolo aereo, una croce di foglie di palma, intrecciate dalla sorella Elisa nella Messa della Domenica delle Palme.

Si innamorava delle storia dei santi, soprattutto dei santi bambini: Nennolina, Francesco e Giacinta di Fatima, Domenico Savio, Maria Goretti e tutti quelli che incontrava nei viaggi, nei film o nei libri e cogliendoli tutti come segni del cielo.

"Mamma i santi me li manda Maria, perchè lei sa di quali santi ho bisogno".

San Gabriele dell'Addolorata, era conosciuto da Gio per i racconti della mamma, la quale per diversi mesi frequentò il santuario per le biennali d'arte sacra. Gio pregava spesso San Gabriele perchè portasse le sue lacrime alla Mamma Celeste.
​E di San Luigi Gonzaga, chiedeva spesso alla mamma di leggergli la lettera di saluto e d'amore per Gesù dopo che il giovane santo ebbe contratto la peste.
Il 19 luglio 2012, dopo che Gio ricevette la sua Cresima, al termine di una giornata di aggravamento della malattia, tanto da temere la morte imminente, a padre Michael O'Connor OP che chiedeva quale santo scegliesse per la Cresima, rispose così:

"I Giovanni sono già tutti con me; vorrei l'altro, il cugino di Gesù... san Giuda Taddeo".

Chissà da dove gli è arrivato il nome di Giuda Taddeo, fatto sta che inspiegabilmente il tumore che gli stava strozzando alcune arterie vitali, si necrotizza improvvisamente e Gio riprende le forze, tanto da vivere la rimanente parte dell'estate in salute, insieme a i suoi amici.
​Poi la malattia ritornerà, questa volta implacabile.

Insieme alla sua simpatica devozione per i santi, Giovannimaria coltivava un moto attrattivo interiore nei confronti dell'Eucarestia. Era qualcosa di innato e misterioso. Quando i genitori si avvicinavano a Gesù Sacramentato in Chiesa lui lo salutava dal passeggino, ci giocava a nascondino e spesso si affiancava ad alcuni amici sacerdoti mentre distribuivano la Comunione ai fedeli…

"Eccolo mamma..." 

..così disse seduto a cavalcioni sulle spalle della mamma indicando il sacerdote mentre scendeva i gradini dall’altare aperto della Chiesa di San Giacomo con le ostie per la distribuzione della comunione, "lui vuole essere tutto in tutti!".

Ma è dalla festa del Corpus Domini del 2011 che Gio inizia insistentemente a chiedere di voler ricevere la Comunione. E la riceverà, l'anno dopo, all'età di 6 anni nel giorno di san'Antonio di Padova, patrono dei bambini.

"Non c’è cosa più buona di Gesù".

L'Eucarestia diventa il suo cibo quotidiano e quando può partecipa all'Adorazione Eucaristica. Nel suo immaginativo spirituale interpreta lo stesso ostensorio come una casa speciale.

"Che bello essere nella casa di Gesù, vorrei sempre stare lì".

Aveva una fede incrollabile, nutriva una certezza assoluta nella vita eterna e sosteneva anche i suoi familiari quando i dubbi si insinuavano in loro. Mamma Cinzia racconta…..

"Una mattina a New York, dopo aver preso parte alla Messa feriale, prima di raggiungere l’ospedale sentivo così tanta tristezza nel cuore da non riuscire a nasconderla, ma il mio Gio, intuendo il mio stato d’animo mi disse:

"Mamma, la vita è bella. La tua immaginazione non può arrivare a vedere le cose belle che sta preparando Gesù per me e per te".

Gio era un bambino simpatico e vivace. Amava il gioco, la musica il disegno, i fiori e tutte le cose davvero belle. Lasciava un segno a chiunque si avvicinava. Così testimoniano Elisa & Alex McLaughlin che lo incontrano nelle sale degli ospedali di New York.

"Giovannimaria mi ha insegnato ad essere madre prima di diventarlo: prendermi cura di lui nei giorni della malattia, provare gioia e soddisfazione per ogni piccola crescita e un amore infinito per chi era lui.
Giovannimaria mi ha insegnato ad essere madre, così quando è nato mio figlio, ho potuto curarlo nei giorni difficili, provare gioia e soddisfazione per tutti i suoi piccoli passi di crescita e un amore infinito per chi è lui ogni giorno.
Ecco perché abbiamo chiamato nostro figlio: Arturo Giovannimaria".

Giovannimaria ha incarnato con la sua vita la Sapienza della croce e se nel nostro nome è scritto il nostro destino, come asserivano gli antichi, dobbiamo riconoscere che il suo nome ha trovato pienezza di significato nella vita: Giovanni e Maria, il discepolo prediletto e anche il più giovane tra gli apostoli e Maria, la mamma di Gesù, gli unici a stare sotto la Croce, fino alla fine, come Giovannimaria che fino alla fine ha accolto, ha abbracciato la sua croce…

"I bambini soffrono con Gesù e sono tutti salvi. Al piano di sopra gli adulti soffrono anche loro, ma non vogliono la sofferenza, non la danno a Gesù e sono in pericolo".

Prima di partire per l'ultima volta verso l'America la zia gli scrive una lettera...

"Ci siamo salutati così, senza una parola. Seduto sul sedile posteriore dell'auto di papà, lo sportello aperto, ti sei voltato e mi hai guardato. Per l'ultima volta i nostri occhi si sono incrociati, in silenzio: dovevi tornare in America, dovevi curarti, dovevi guarire!
Vedi Gio io ho avuto un ruolo di secondo piano nella tua vita. Sono stata la tua unica zia, l'unica cognata per tua madre, l'unica sorella di tuo padre e ho passato con te solo dei ritagli di tempo fisico; ho avuto il ruolo di chi ha seguito dietro le quinte le vicende, spesso dolorose, della tua vita. Malgrado ciò ti ho amato moltissimo, ho pianto e pregato per te come mai mi era successo.
Ho fatto per te cose che non ho mai fatto per nessun altro, ho avuto atti di volontà che non pensavo. Tuttavia mi sono sentita inutile, fragile e impotente davanti alla tua malattia. La gioia di ritrovarti nei rientri in Italia è sempre stata indicibile, la tenerezza incommensurabile anche solo nell'averti vicino. Ho conosciuto la pazienza delle tue sorelle, la forza infinita di tua madre, il dolore schivo e silenzioso di tuo padre: uniti e forti nella volontà di darti ancora occasioni di vita. Dopo anni di vicissitudini incredibili abbiamo dovuto però fare i conti con l'amore di Dio che aveva progetti diversi su di te.
Il tuo posto era ed è tra gli eletti: sei stato un grande combattente Gio e capisco perchè il Cielo ti ha scelto! Ed è proprio Lui che infondeva in te la gioia di vivere anche quando il dolore era straziante per la malattia che ti stava consumando. Le tue ferite sono state trasformate in sorgente di gloria e di benedizione grazie al miracolo della presenza Divina.
Verrà il giorno in cui il Signore ci farà la grazia di capire il senso di tutto questo. Per ora capisco che, malgrado tutto, ha vinto l'amore".

Negli ultimi mesi del suo passaggio terreno, parlava con frasi intense e piene d’amore. Ogni volta procuravano alla sua mamma grande stupore e talvolta sgomento.

"Non ti preoccupare così tanto per il mio corpo, anche se ti piace curarmi e toccarmi…sai…diventerà polvere. Devi imparare a sentirmi nel cuore, come Gesù…".

Così preparava la mamma al distacco… e le raccomandava di pregare per coloro che soffrivano e per quanti avevano il cuore indurito dal peccato…

"Mamma fa che chiedano perdono a Gesù ….non un semplice scusa , ma perdono…come il buon ladrone sulla croce….".

Così commenta don Giovanni Biallo che ha, in parte, seguito spiritualmente il piccolo Gio.

"C’è tanto mistero nella storia di GiovanniMaria.
Può un bambino piccolo diventare consapevole del senso del dolore e della morte?
Può un bimbo sofferente vivere la sua croce con una tale adesione a Gesù Crocifisso da avvertirlo vivo e presente nella propria vita?
E ancora, può una creatura di pochi anni diventare una guida per i suoi familiari e per le persone che ha incontrato?
Aspetti straordinari di una vita segnata dall’ordinarietà del dolore umano, che ci interpella e ci scuote, specialmente se tocca una vita innocente, un bambino pieno di vitalità e di gioia. Ma la domanda più forte che ho nel cuore è questa:
che cosa il Signore ha voluto dirci attraverso di lui?
Che cosa vuole donarci facendoci conoscere il percorso che questo bambino ha compiuto?"

Il momento del passaggio di Giovannimaria alla “vita nuova” in Cristo fu di pura grazia e pura bellezza. Una consegna dal cuore straziato di una mamma che grazie alla presenza della Vergine Maria, partorì al cielo il figlio e lo pose teneramente nelle mani del Padre Celeste, pronunciando per tre volte…

"Padre, nelle tue mani consegno lo Spirito di mio figlio, Giovannimaria".

Gio nasce al cielo il 30 maggio 2013, Solennità del Corpus Domini. E non poteva essere altro giorno più benedetto ...
Il sacerdote che lo aveva battezzato ricevendo la notizia, disse:

“Si è consumato come un’ostia viva”.

Recita
Rachele Consolini, Paola Ragni, Leonardo Bobini, Cinzia Urbinati, Francesca Cevoli, Maruska Guiducci, don Franco Mastrolonardo

Musica di sottofondo
www.soundscrate.com
C.Gounod. Ave Maria. Eseguita da Sergio A.Perrini (pianoforte), Francesco Toccaceli (flauto), Eleonora Valmaggi (violino).

Testo
Testi scelti a cura di Gennj Fabbrucci, tratti dal sito https://www.lalucedigio.it

 

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