Salmo 8 con il commento di Lorenzo Tentoni e Pamela Perazzini



Dal libro dei Salmi
Salmo 8 – Stupore davanti al creato 
(Inno cosmico. Salmo messianico)

Testo del brano
1 Al maestro del coro. Su «I torchi». Salmo. Di Davide. 

2 O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza, 3 con la bocca di bambini e di lattanti: hai posto una difesa contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli. 4 Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, 5 che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi? 6 Davvero l’hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato. 7 Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi: 8 tutte le greggi e gli armenti e anche le bestie della campagna, 9 gli uccelli del cielo e i pesci del mare, ogni essere che percorre le vie dei mari. 10 O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!

 

 

Canto 
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Lorenzo Tentoni e Pamela Perazzini
Recita Lorenzo Tentoni

Meditazione
Il Salmo 8 è probabilmente uno dei più conosciuti del Salterio e ne esistono diverse versioni musicate: avendo sempre fatto servizio in parrocchia e in diocesi nel coro, è uno dei canti che abbiamo imparato a memoria fin da piccoli. Ma è un salmo a cui siamo particolarmente legati per un altro motivo: è quello delle letture del nostro matrimonio. Non era stata una scelta voluta, ma era il salmo proprio della liturgia di quella domenica. È una preghiera che esalta la grandezza di Dio che si rivela nell’opera della creazione dell’uomo, che pone come Signore del creato: il Dio potente, così superiore da sembrarci lontano e inavvicinabile, si china sull’uomo per amarlo con tenerezza e fedeltà. È Lui che ci chiama, ci preserva, ci protegge e ci custodisce e ci chiede di fare lo stesso con “l’opera delle sue mani”. La nostra pochezza viene rivestita di dignità dell’amore di Dio che ci ha fatti a sua immagine. L’uomo è chiamato allora a diventare la creatura più grande sulla Terra perché, creato dal nulla, è stato pensato, sognato, desiderato dal Padre con in mente un modello preciso – suo Figlio Gesù – per stare di fronte a Lui. Siamo investiti di questo onore che è anche un onere. Ci viene affidato un compito enorme: custodire il creato e custodire l’altro che ci è stato posto accanto. Quando nel 1969 l’uomo sbarcò per la prima volta sulla Luna, Papa Paolo VI chiese all’equipaggio statunitense di deporre sulla superficie lunare una targa con inciso il testo del Salmo 8. «L’uomo.. al centro di questa impresa, ci si rivela gigante. Ci si rivela divino, non in sé, ma nel suo principio e nel suo destino. Onore, dunque, all’uomo, onore alla sua dignità, al suo spirito, alla sua vita». Invitando l’uomo a magnificare il nome di Dio, il Salmista ci chiama anche a meditare sul nostro posto nel creato e sulla vocazione specifica che ci ha dato il Signore. Dio ha rimesso la creazione nelle mani fragili e spesso egoiste dell’uomo, affinché questo ne conservi l’armonia e la bontà, perché ne usi ma senza abusarne. A differenza degli esseri umani che troppo spesso umiliano e degradano la creazione, Cristo si presenta come l’Uomo perfetto, fedele alla volontà del Padre. Egli ha intrapreso il cammino del servizio per chiamare ciascuno di noi ad esercitare la sovranità sulla creazione, non attraverso la dominazione, ma con giustizia, libertà e amore. E allora chi sono io oggi? Adulto, sposo, figlio, genitore, amico, collega? Sono ancora capace di meravigliarmi davanti alla grandezza di Dio? Riesco ad associare la bellezza di ciò che ci circonda all’opera del nostro Signore? Ho occhi attenti e cuore aperto? Come quando Alberto Marvelli scrive sul suo diario: «..tutto ci parla di Dio, dalle maestose vette, dai prati verdi, dall’umile fiorellino celeste, dal cielo tempestato di stelle alla cascatella che esce gorgogliante dalla roccia. È impossibile non riconoscere l’opera del Creatore». 

 

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