Giovanni 6,41-51: "Il pane disceso dal cielo...". (Commento di don Franco Mastrolonardo)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Giovanni 6, 41-51

Testo del Vangelo
In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».
Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Meditazione
Quante volte ho guardato il cielo
ma il mio destino è cieco e non lo sa.
E non c'è pietà per chi non prega e si convincerà
Che non è solo una macchia scura
il cielo...

Il cielo. Non c'è uomo sulla terra, in tutto il percorso della storia, che non si sia fermato almeno un istante a fissare la volta del cielo. A differenza dalla specie animale che non deciderà mai di immortalare con lo sguardo un tramonto, gli uomini potrebbero passare ore intere a gustare le sfumature dei colori al nascere o al calar del sole oppure le lucenti stelle schierarsi lentissimamente nel cielo notturno. Ed è proprio questa capacità contemplativa che ci fa diversi da tutto il resto della creazione. La verità è che il cielo nasconde un segreto: il senso per cui gli uomini vivono sulla terra. Per questo siamo attratti dal cielo. Ma vado oltre. Il cielo in se non è la risoluzione dell’enigma. E’ nota l’affermazione attribuita al primo cosmonauta, il russo Gagarin, il quale arrivato nello spazio disse: "Qui non vedo nessun Dio!". Certo. Ci mancherebbe altro! Il cielo non è la dimora di Dio. Nè i cieli nè la terra potrebbero contenerlo. Il cielo è semplicemente una immensa finestra senza davanzale, senza telaio e senza vetri. Un'apertura e nulla più, spalancata al mistero di Dio. Al cielo ci si affaccia per guardare oltre, per tendere ad una meta che ci appartiene. Là, oltre il cielo è casa. Per questo gli uomini non possono smettere di guardarlo.
E non solo. Non ci basta solo guardare. L’uomo ha sviluppato nel corso dei millenni una postura bipede slanciata verso l’alto. Esiste certamente un nesso tra la posizione eretta della specie umana e l'esperienza di verticalità che accompagna da sempre la storia dell’uomo. Quindi l’uomo tende di sua natura a camminare verso il cielo. Ma come arrivarci? Nessun uomo da solo può giungere al cielo nonostante sia strutturato per farlo. E anche come già testimoniato dal buon Gagarin, anche con le stramoderne navicelle spaziali non ci basteranno per giungere alla casa. Niente, ci occorre uno che sa la strada, uno che dal cielo è venuto sulla terra con biglietto di andata e ritorno
"Io sono il pane disceso dal cielo", dice oggi Gesù nel Vangelo. "Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno". Ecco il segreto, ecco come fare per tornare a casa.

 

Recita
Vittoria Salvatori

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

Letture di Domenica 8 Agosto 2021
XIX domenica del Tempo Ordinario

Prima Lettura
Dal primo libro dei Re
1Re 19,4-8
 
In quei giorni, Elìa s’inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una ginestra. Desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». Si coricò e si addormentò sotto la ginestra.
Ma ecco che un angelo lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò.
Tornò per la seconda volta l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve.
Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb.


 
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 33 (34)

R. Gustate e vedete com'è buono il Signore.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. R.
 
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato. R.
 
Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce. R.
 
L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia. R.
 
Seconda Lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
Ef 4,30-5,2
 
Fratelli, non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione.
Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.
Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.

 

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