Giovanni 15,12-17:”Vi chiamo amici”. (Commento di padre Silvano Fausti)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Giovanni 15,12-17

Testo del Vangelo
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.
Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Recita
Sabrina Boschetti

Musica di sottofondo
P.H.Erlebach. Halleluja. Performer Michel Rondeau. Diritti Creative Commons. musopen.org

Meditazione
Padre Silvano Fausti
File audio tratto da www.gesuiti-villapizzone.it

Meditazione
Non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici. E Voi siete miei amici”.
Tenete presente che questi amici sono: Giuda (è appena uscito e l’ha chiamato “amico”); Pietro (rinnega) e gli altri (lo lasceranno solo).
Lui li chiama “amici”.
Perché si parla di amici dove c’è amore reciproco. Gli amici sono “pari”. Quindi Gesù chiama suoi amici, suoi pari, quelli che lo tradiscono, rinnegano e fuggono, perché? Perché sa che in fondo in fondo, sotto sotto, risponderanno al suo amore.
Quando lo vedranno innalzato, quando scopriranno il suo amore, crederanno a questo amore.
E allora siamo chiamati a diventare suoi amici conoscendo il suo amore per noi. Ed è bella questa parola: “Non vi chiamo servi, ma amici”, perché i “servi” – schiavi in greco – per sé è un titolo onorifico, sono i servi del re, dell’imperatore, sono i primi ministri. Quindi è il massimo dopo di lui. Il massimo, dopo Dio, sono i servi di Dio, i profeti, i santi. Voi non siete “servi”, neanche i più grandi. No,no, siete qualcosa di più. Gli amici sono pari tra di loro. Noi siamo chiamati a diventare uguali a Dio. Perché? Perché l’amore che il Padre ha per il Figlio, il Figlio l’ha dato a noi e noi possiamo amare con lo stesso amore di Dio e diventiamo come Dio che è amore. Quindi siamo amici, pari a pari.
E’ proprio questo amore dei fratelli che ci rende uguali a Dio.
Sarete miei amici, se fate le cose che vi comando, cioè quello di amarvi gli uni gli altri.
Quindi non siete servi, perché il servo non sa. E voi sapete cosa fa il Signore, sì, so cosa fa il Signore. Sapere in senso esperienziale, ho esperienza, il Signore è amore. E amo col suo stesso amore. E tutte le cose che Gesù, il Figlio, ha ascoltato dal Padre, il Figlio le ha donate a me con la sua vita, e mi ha donato la sua vita e il suo Spirito, perché anch’io possa amare con il suo stesso amore.
Ecco, vi prego di tornare su queste parole, perché capisco che vanno oltre la comprensione non solo immediata. Cioè, la comprensione di queste parole è quando inizia un silenzio, direi estatico, perché hai capito che c’è qualcosa che eccede ogni capacità di comprensione e che però ti accorgi che ti sazia nel profondo.

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