Marco 7,31-37: "Un grido silenzioso...". (Commento di don Franco Mastrolonardo)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Marco 7,31-37

Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano.
Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Meditazione
Dopo la guarigione della figlia della donna siro-fenicia, Gesù si tuffa in territori off limits. Uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. La Decapoli era un raggruppamento di dieci città ad oriente del Giordano, del fiume Giordano, organizzata dai Romani già sessanta anni prima della nascita di Gesù con una formazione culturale greco romana in piena opposizione alle tradizioni semitiche di Israele. Ebbene Gesù va proprio lì ad annunciare il Regno. Probabilmente vuole darci qualche anticipazione circa il lavoro di evangelizzazione che poi così bene porterà avanti San Paolo, uscendo dai confini giudaici. A Gesù è sempre più chiara la sua missione: l’universalità della salvezza. Il Regno va annunciato a tutti gli uomini, perché tutti hanno bisogno di essere salvati e non solo il popolo d’Israele. Tutti gli uomini vivono la fragilità della colpa e del peccato, ciascuno porta il peso di un dolore e cerca chi possa sostenerlo.
Così oggi in terra della Decapoli ecco presentarsi un sordo muto.
Un sordo muto porta un dolore enorme, perchè il suo è un dolore muto, inespresso. Non può parlare di sè, non può raccontarsi; vive come un pesce che guarda il mondo da un acquario. Un dolore non comunicato è assurdo, un dolore vissuto nella solitudine è straziante. Come avere sempre un nodo in gola e non tirar fuori mai nulla, se non pianti continui ma anch’essi muti. Il sordo muto è simbolo di una umanità che grida silenziosamente ad un salvatore. E il salvatore Gesù capisce che anche in terra “nemica” i figli sono i figli dello stesso Padre che è nei cieli. Siamo tutti da salvare, dal primo uomo fino all’ultimo di questa drammatica e meravigliosa storia dell’umanità.

Recita
Sabrina Boschetti

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

Letture di Venerdì 12 Febbraio 2021
V settimana del Tempo Ordinario

Prima Lettura
Dal libro della Gènesi
Gen 3,1-8

Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?».
Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male».
Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e l'uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino.


Salmo Responsoriale
Salmo 31 (32)

R. Beato l'uomo a cui è tolta la colpa.
Beato l'uomo a cui è tolta la colpa
e coperto il peccato.
Beato l'uomo a cui Dio non imputa il delitto
e nel cui spirito non è inganno. R.

Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato. R.

Per questo ti prega ogni fedele
nel tempo dell'angoscia;
quando irromperanno grandi acque
non potranno raggiungerlo. R.

Tu sei il mio rifugio,
mi liberi dall'angoscia,
mi circondi di canti di liberazione. R.

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