Giovanni 3,16-21: "Fare la verità". (Commento del Centro Aletti a cura di fra Roberto Pasolini)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Giovanni 3,16-21

Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Recita
Sara Urbinati

Musica di sottofondo
Al Vangelo: P.H.Erlebach. Halleluja. Performer Michel Rondeau. Diritti Creative Commons. musopen.org
Alla meditazione: Musica di Renata Russo

Meditazione
Fra Roberto Pasolini

Briciole di Parola è il commento alle letture del giorno del Centro Aletti. La guida: Fra Roberto Pasolini, frate minore cappuccino, biblista, che ha frequentato l’Atelier di Teologia del Centro Aletti nel 2016-2017.
Si ringrazia il Centro Aletti per la gentile concessione all'utilizzo dei suoi contenuti audio e video.
https://www.centroaletti.com

Meditazione
Dopo la Pasqua gli apostoli hanno dovuto affrontare molti ostacoli per rendere testimonianza alla Resurrezione di Gesù. Sostenuti dalla fiamma dello Spirito, i discepoli di Cristo sono stati spettatori di avvenimenti straordinari, momenti di autentica liberazione dai pericoli e dagli ostacoli che si ponevano sulla strada della loro missione.
Nel racconto di liberazione descritto dagli Atti degli Apostoli, colpisce il particolare di quella porta che rimane sbarrata anche dopo che gli apostoli sono riusciti ad evadere dal carcere. Come il Signore Gesù ha potuto entrare nel Cenacolo a porte chiuse, per liberare i suoi amici dal rimorso e dalla paura, allo stesso modo gli apostoli sembrano capaci di uscire da ogni impedimento per annunciare tutte le parole di vita che essi per primi hanno ascoltato.
Le porte della prigione che restano sbarrate ci dicono che gli effetti della Resurrezione non coincidono con la rimozione dei limiti e degli ostacoli che il nostro cammino umano è chiamato ad affrontare. Essere cristiani non significa disporre di una raccomandazione per evitare le cose che ci fanno ancora paura. Facendo risorgere suo figlio da morte, Dio non ha tolto i limiti dalla realtà ma li ha fatti diventare occasioni pasquali, dove noi possiamo rifiutare il veleno dell'invidia e dilatare invece gli spazi e le opportunità dell'amore.
Del resto, come afferma Gesù nel Vangelo, ciò che conta ormai non è né evitare il male né paradossalmente fare necessariamente ogni volta il Bene. Ciò che conta è riuscire a far sempre la verità.
Non in ogni occasione ci è possibile compiere cose che potremmo dire buone, spesso infatti dobbiamo piangere, attendere, sopportare, persino soffrire e morire. Eppure anche nelle circostanze più sfavorevoli, quando non ci sembra di poter fare nulla di buono, ci è sempre possibile fare la verità, cioè nascere come figli di Dio, mettendo amore, anzi tanto amore in quello che ci resta da fare, non da soli ma in comunione con Dio e coi fratelli.

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