Giovanni 13,1-15: "Dopo l'amore". (Commento del Centro Aletti a cura di fra Roberto Pasolini)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Giovanni 13,1-15

Testo del Vangelo
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

Recita
Daniela Santorsola

Musica di sottofondo
Al Vangelo: Arrangiamento di Gabriele Fabbri
Alla meditazione: Musica di Renata Russo

Meditazione
Fra Roberto Pasolini

Briciole di Parola è il commento alle letture del giorno del Centro Aletti. La guida: Fra Roberto Pasolini, frate minore cappuccino, biblista, ha frequentato l’Atelier di Teologia del Centro Aletti nel 2016-2017

Si ringrazia il Centro Aletti per la gentile concessione all'utilizzo dei suoi contenuti audio e video.
https://www.centroaletti.com

Meditazione
Inizia dopo l’amore, dopo aver amato. Addirittura alla fine incomincia l’amore vero, proprio quando si sono ormai esaurite tutte motivazioni iniziali, quelle che possono persino offuscare la gratuità dei nostri sentimenti e dei nostri gesti. Quando non esistono più ragioni — per noi — di donarci, il Vangelo annuncia la possibilità di entrare nell’ora dell’amore più grande. Quello libero, invincibile, che non muore mai. L’amore che oltrepassa i limiti della prudenza e della convenienza.

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine (Gv 13,1)

Dio ha fatto un lungo cammino per mostrare la possibilità di questo amore. Nei tempi antichi aveva iniziato a manifestare la sua misericordia attraverso la liberazione di Israele dalla schiavitù dell’Egitto. In quella circostanza, il popolo doveva corrispondere all’iniziativa del Signore attraverso l’offerta di un agnello da immolare, secondo le prescrizioni delle Legge di Mosè.

Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore! (Es 12,11)

Ma l’offerta d’amore da parte del Signore Dio rimaneva ambigua, incompleta. Sembrava ancora che Dio avesse bisogno di noi per farci dono di se stesso e della sua vita. Nel sacrificio libero del Cristo, Dio ha tolto ogni dubbio sulla totalità del suo bene per noi. Come i primi cristiani hanno compreso perfettamente, radunandosi attorno all’altare per celebrare nella “cena del Signore” il mistero del suo infinito amore per ciascuno di noi.

Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga (1Cor 11,26)

Quando celebriamo l'eucaristia anche noi entriamo in una reale comunione con il cuore di Cristo e con la sua capacità d’amore. Troppe volte ancora nella vita ci fermiamo alle nostre piccole misure e non sappiamo riconoscere quando arriva l’ora di spingere l’amore fino alle sue estreme conseguenze. Dimentichiamo che, dopo essere diventati in Cristo nuove creature, il nostro modo di amare può non ammettere più confini, se non quelli della croce. I confini restano nella vita di ogni giorno: sono tutti i limiti che dobbiamo continuamente accettare per essere veri e felici. Ma nel dono di noi stessi, no. Uniti a Cristo possiamo scegliere di amare sempre e comunque. Fino alla fine.

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