Luca 20,27-38: "Il Dio dei vivi...". (Commento di don Franco Mastrolonardo)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Luca 20,27-38

Testo del Vangelo
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: "Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello". C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: "Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe". Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Recita
Simona Mulazzani

Musica di sottofondo
Al Vangelo Arrangiamento musicale con chitarra di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

Meditazione
Un giorno un anziano signore sempre un po' preoccupato di finire all’inferno mi fece questa domanda: ma questo fuoco dell'inferno che non si spegne mai a cosa serve? Tanto una volta che siamo bruciati non siamo morti?
In effetti se le logiche dell’al di là sono quelle che conosciamo sulla terra, tante cose non ci tornano.
Una di queste è proprio la questione dei sette mariti di cui parla il Vangelo di oggi.
Pensiamo a quel marito che riteneva la sua moglie come unica e al sicuro da ogni concorrenza. Ebbene, arriva in paradiso e se la ritrova assieme ad un altro marito…poveretto! Oltre il danno anche la beffa...
Ma il problema è tutto qui: noi vogliamo trasferire in paradiso le nostre sicurezze e i nostri diritti di proprietà. Come sulla terra vogliamo la nostra donna, i nostri figli e tutto quello che pensiamo di aver conquistato solo per noi. In Paradiso tutto questo non avrà senso, perché non esisterà più il mio e il tuo, ma tutti saremo in Cristo. Questa nuova dinamica di appartenenza sbarazzerà i nostri calcoli meschini e i nostri bisogni egoistici, perché l’amore di Gesù ci farà amare di una libertà infinita. Per cui la stessa gelosia o l’invidia scompariranno. E tutti ameranno e saranno amati allo stesso modo con una libertà senza eguali. L’amore di Dio sarà un roveto ardente che non si estinguerà mai proprio come quello in cui apparve a Mosè rivelandosi il Dio dei vivi e non dei morti. Per cui non occorre sognare per pensare al Paradiso, ma semplicemente prendere consapevolezza che le nostre logiche terrene sono perdenti. L’amore vero libera e non imprigiona. Basterebbe vivere questo amore per essere già in Paradiso!

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