Matteo 13, 54-58: "Il Perdono d'Assisi". (Commento di don Franco Mastrolonardo)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Matteo 13,54-58

Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

Recita
Gennj Fabbrucci

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

 

Meditazione 
Mi permetto oggi una "licenza canonica”, nel senso che non commenterò il Vangelo ma vi parlerò del Perdono di Assisi. Forse non tutti sanno che oggi 2 Agosto riceviamo un dono, forse ancor meno conoscono bene questo dono, e purtroppo pochissimi sono quelli che oggi apriranno mani e cuore per riceverlo.
Provo allora in breve a spiegare cosa succede ogni 2 agosto, anzi cosa potrebbe succedere.
In una notte di luglio del 1216 san Francesco in preghiera nella chiesa oggi chiamata della Porziuncola, sotto Assisi, chiese a Gesù di allentare il peso dei peccati che affliggono gli uomini. Anzi andò oltre: chiese un condono di ogni colpa e di ogni pena. Un vero atto giubilare! Gesù glielo concesse e Papa Onorio III lo sigillò per il giorno 2 agosto.
Sappiamo che ad ogni colpa corrisponde una pena. Nel senso che naturalmente e consequenzialmente la pena segue ogni colpa. E sappiamo che nel sacramento della confessione il sacerdote, in persona Christi, assolve il peccato ma non la pena. La pena, la conseguenza di quel peccato continua ad agire purtroppo nel cuore di chi ha peccato e in chi ha subito il peccato. Tant’è che qualcuno ogni tanto mi dice: cosa mi confesso a fare che non riesco a superare i miei peccati? In realtà non sono i peccati che non sono stati vinti, ma i sensi di colpa relativi a quei peccati. E’ una questione più psicologica che spirituale. Ecco, i sensi di colpa, il malessere esistenziale, conseguenza del peccato inferto o subìto creano uno stato di depressione che inevitabilmente ferisce la nostra anima.
Come uscire fuori da questo black out?
Il sacerdote nella confessione dopo l’assoluzione ordina una qualche penitenza. Si tratta molte volte di una preghiera da recitare, ma in verità la vera penitenza dovrebbe essere una risposta di conversione rispetto al peccato commesso. Ho tradito la fiducia di qualcuno? Devo dare risposte concrete per rimeritarmi la sua fiducia. Ho colpito il fratello con parole o gesti violenti? Devo recuperare con la tenerezza. Una vera penitenza ci libera dalla pena del peccato. Purtroppo però la questione della penitenza non è mai stata vissuta con equilibrio e in maniera salubre nella Chiesa. Pensate che nel Medioevo i confessori avevano i cosiddetti Libri penitenziali dove ad ogni peccato corrispondeva una pena. Per i penitenti era una specie di prigione spirituale da scontare. Tutto questo alimentava ulteriore angoscia. San Francesco vive quei tempi e si accorge che senza l’aiuto dall’alto gli uomini non riescono a fare penitenza. Così chiede il dono della famosa indulgenza. Cioè, la Grazia per vivere la penitenza.
Ecco, oggi 2 Agosto tutti noi abbiamo questa opportunità. Le condizioni diciamo con un brutto termine “burocratiche” sono quelle di fermarsi in chiesa, recitare il Credo e una preghiera tradizionale per i tanti bisogni che il Papa, come portavoce degli uomini presso Dio, ha. Poi importantissimo la confessione e la Santa Messa entro i 15 giorni prima o dopo il 2 Agosto.
Ma la condizione spirituale oltre quella burocratica è che prendiamo consapevolezza della pena che il nostro peccato ha provocato. Senza questa fine coscienza salta tutto il resto, per questo avevo anticipato che forse pochi…pochissimi riceveranno davvero l’indulgenza oggi. Ma non per questo non ci dobbiamo provare. Le vie e le risposte del Signore sono imperscrutabili. Accogliamo quindi il dono che ci viene dato.

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