
Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Marco 10,13-16
Testo del Vangelo
In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono.
Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso».
E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, ponendo le mani su di loro.
Recita
Chiara Bruscolini
Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri
Meditazione
Padre Silvano Fausti. Il file audio è tratto dal sito www.player.fm
Meditazione
[Diciamo] prima una cosa sul bambino: per noi i bambini…..ogni coppia ne ha uno, un bambino, magari con qualche zio o zia scapolo o nubile, più i nonni, i bisnonni e quindi quel bambino è adorato da tutti. Il bambino non contava niente anticamente, tanto è vero che la stessa parola bambino vuol dire schiavo. Il papà aveva diritto di vita e di morte. E' nulla e neanche la legge lo considera. Non è tenuto, da nessuna legge. Quindi è il fuorilegge, è quello che è il niente. E vale niente. Cioè il bambino è puro bisogno, non può vivere da solo a differenza forse del pulcino che subito si arrangia, il bambino vive se è accudito, sennò non vive. Vive perché è amato. Ora questa caratteristica di vivere se siamo accolti, amati è fondamento del nostro esistere. Chi non è accolto non esiste. E’ sempre inquieto, angosciato, tenta cose grandi per essere qualcuno, le pone a tutti i livelli. E’ il principio di tutti i mali non accettare il bambino, cioè il nostro bisogno di essere amato, accettarlo con spontaneità. E’ ciò che ci fa come Dio ed è il bisogno fondamentale. Il bambino lo vive spontaneamente. E’ lo statuto del figlio: tutto ciò che abbiamo lo riceviamo. Uno può accarezzarsi da se stesso ma è autistico, esistiamo perché amati dall’altro, siamo relazione. Quindi proprio il nostro bisogno, la nostra fragilità, la nostra debolezza è il logo più proprio dell’Amore. Dove siamo bravi, autosufficienti, facciamo da soli. Quindi accettare questa parte che noi consideriamo il nostro limite, la nostra fragilità, il nostro aspetto dal quale cerchiamo di uscire…forse è l’aspetto più vero dal quale non si esce. E’ come il recipiente che contiene qualunque bene, se togli questo recipiente ci sta più niente...