Giovanni 12,44-50: "Segni...". (Commento di don Davide Arcangeli)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Giovanni 12, 44-50

Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù esclamò:
«Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell'ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

Recita
Simona Mulazzani

Musica di sottofondo
P.H.Erlebach. Halleluja. Performer Michel Rondeau. Diritti Creative Commons. musopen.org

Meditazione
Don Davide Arcangeli

Meditazione
Questo passo del discorso di Gesù conclude la prima parte del Vangelo di Giovanni, denominata libro dei segni, perché in essa Gesù compie una serie di segni che indicano la potenza di vita che da lui scaturisce. La trasformazione dell’acqua in vino a Cana di Galilea, la guarigione del figlio del funzionario, la guarigione del paralitico, la moltiplicazione del pane, la guarigione del cieco nato e la resurrezione di Lazzaro sono tutte indicazioni del fatto che Gesù, luce del mondo, è venuto a distruggere le tenebre del peccato e della morte. 
Questa missione non comporta da parte sua né accusa né giudizio, ma offerta di salvezza. Globalmente intesa infatti, la missione del Figlio è da comprendersi come una parola del Padre, che Gesù pronuncia con la sua vita, i suoi segni, le sue opere e che viene sintetizzata nel dono dello Spirito sulla croce, nell’ora della gloria. Di fronte a questa parola che il figlio pronuncia il mondo non è condannato ma salvato. Tuttavia rimane sempre la possibilità del rifiuto e allora quella stessa parola, che ha il nome di misericordia, proprio in quanto misericordia, se rifiutata, produce la condanna definitiva. Siamo così condotti al cuore del mistero dell’uomo e di Dio, in cui l’amore misericordioso e onnipotente di Dio si confronta con la libertà dell’uomo. Proprio nella misura in cui tale amore è il segreto della libertà stessa dell’uomo ed è in grado di promuoverla e innalzarla fin nelle sue più intime fibre, rifiutare tale amore significa rinnegare sé stessi e la propria comunione con il Padre. L’inferno non è la retribuzione di Dio per i peccati commessi dall’uomo, ma è la condizione in sé contraddittoria dell’uomo che già da questa vita rinnega sé stesso, la sua libertà e l’amore che la circonda e la sorregge. 
Chiediamo al Signore di riempire, con l’onnipotenza dell’amore, gli inferni che costantemente gli uomini aprono nel loro cuore e nel cuore degli altri, con l’inganno, l’odio, la violenza e l’egoismo. Chiediamo che la potenza della misericordia, che scaturisce dal cuore di Cristo, salvi tutti gli uomini e ogni uomo. 

 

 

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