Evangelizzazione 2017. Omelia di don Giacomo Pavanello



Testo dell'omelia
Per chi tra voi fosse capitato qui per caso, e si sta chiedendo magari che male ha fatto per trovarsi qui… Vedete che qui davanti c’è questo gruppo di ragazzi vestiti con la maglietta bianca con “Chi ha sete venga a me” scritto sulle spalle…sono i ragazzi che in questi giorni si stanno impegnando nella missione di evangelizzazione che ormai da diversi anni portiamo avanti da queste parti e anche questa notte andranno nelle strade in mezzo alle fiumane delle persone della notte rosa proprio per portare un annuncio, per portare una testimonianza, per far sì che molti cuori possano incontrare la bellezza della vita, la bellezza di Dio, la sapienza che salta fuori anche dalla Sua Parola. Con loro dicevamo che, sapete, con certe cose grosse c’è bisogno di avere dei modelli autentici, validi….il modello per eccellenza, il primo, il più grande evangelizzatore, il modello di qualsiasi evangelizzatore abbiamo detto che è…Gesù! E’ Gesù Cristo! Il primo e il più grande evangelizzatore. Dico questa cosa perché la Parola che abbiamo appena ascoltato è molto, molto importante, per ogni cristiano sicuramente, ma per ogni persona che, in maniera radicale e un po’ folle, come questi ragazzi o in maniera più quotidiana, più costante, per ogni battezzato, questa Parola rappresenta un punto di riferimento ineludibile. I messalini, quelli che hanno il vangelo del giorno, ci aiutano tanto ma a volte ci limitano un attivino perché non ci dicono il contesto del brano che viene proposto, cioè che cosa c’è prima e che cosa c’è dopo e tutti i brani evangelici, il 95%, cominciano con l’espressione “In quel tempo Gesù disse…”. Anche questo qui comincia:”Dal vangelo secondo Matteo. In quel tempo Gesù disse: Ti rendo lode Padre ecc…ecc…”. Normalmente la liturgia che cosa fa? Prende un pezzo di vangelo e ci appiccica prima di questo vangelo l’espressione “In quel tempo”…è l’operazione abituale della liturgia. Stasera no. Se voi andate a prendervi la Bibbia e non il messalino e quindi vedete il testo nudo e crudo del Vangelo, trovate proprio queste parole “In quel tempo Gesù disse…”. Quindi non è una frase buttata lì semplicemente per contestualizzare. Matteo sta dicendo “Proprio in quel tempo Gesù disse”. Allora è saggio andare a vedere di che tempo sta parlando, che cosa sta succedendo, questo è l’undicesimo capitolo di Matteo. Nel capitolo precedente Gesù ha dato delle indicazioni molto specifiche sulla missione. Ragazzi, volete andare in missione? Gesù dice: fate questo, fate quest’altro, comportatevi così, comportatevi colà…e via dicendo… Al capitolo undicesimo, le parole precedenti di queste, che sono state appena proclamate, Gesù, lui che è il primo e il più grande evangelizzatore, si incontra con diverse difficoltà. Addirittura incontra il dubbio non di uno qualsiasi, il dubbio di Giovanni Battista che dalla prigione manda i suoi a chiedergli:”Ma siamo sicuri che sei proprio tu quello giusto?”. Incontra la resistenza di alcune città “Guai a te Corazim, guai a te Betsaida, perché se altrove fossero avvenuti i prodigi che da te sono capitati, Sodoma e Gomorra sarebbero già convertite, te ancora non tu converti!”. Gesù incontra molte difficoltà anche da parte dei suoi conterranei e se ne esce con quella frase, frase proverbiale, “Vi abbiamo suonato una canzone triste e lamentosa e non vi andava bene, vi abbiamo suonato una tarantella tutta festiva e neppure quella ti andava bene… qualunque cosa che sia bianco o che sia nero, comunque hai da lamentarti…. Ogni riferimento è puramente casuale: certe nostre lamentele costanti: Si stava meglio quando si stava peggio…ecc…ecc… . Chiusa parentesi. Gesù salta fuori in questo momento specifico della sua missione, quando attorno a sé trova solo difficoltà: gente che non lo capisce, i suoi che gli pongono gli ostacoli, brontolano a destra e a sinistra, i suoi discepoli che non è che ci hanno capito ancora tutto, addirittura il Battista che ha i dubbi… a noi che cosa ci verrebbe da fare? Da metterci in ginocchio davanti al Signore e dire:”Senti, Signore, adesso ci facciamo una litigata io e te, dammi un po’ di pace!”. O quanto meno il nostro desiderio è quello di brontolare, di lamentarci. E’ vero oppure no? Quando le cose vanno storte nella nostra vita , ma non semplicemente in un ambito di fede, anche nella quotidianità, che cosa ci viene da fare spontaneo? Lamentarci, puntare i piedi, sbattere i pugni sul tavolo…”Io non ce la faccio più, falla finita!”. Gesù che è esempio, il primo e il più grande evangelizzatore, che cosa fa? Ci dice Matteo che “In quel tempo Gesù esclamò:”Ti rendo lode, Padre…”. Nel momento in cui tutto intorno a te va storto, Gesù ti insegna ad aprire la bocca e a dire:”Grazie, Padre!”. Perché tutti questi ostacoli, tutte queste difficoltà, anche queste sberle in faccio che prendo per me sono una grandissima occasione, quella di togliermi di mezzo tutto quello che mi rallenta, tutti i compromessi con la vita, tutte quelle situazioni in cui devo scendere a patto, a compromesso, in cui non sono libero. Beati i piccoli! E qualche capitolo prima e qui Gesù rende lode al Padre, al Signore della Storia, perché ha nascosto le cose ai potenti, è un semitismo…non è che Dio ci gode ad imbrogliare i sapienti, gli intellettuali, Dio ci gode a rivelare se stesso ai piccoli. Gesù ci sta dicendo che se tu veramente vuoi stare nella pace, tu hai solo una strada: entrare in comunione con il Padre. Qui abbiamo un po’ di bambini…ogni tanto li sentite…I bambini ci insegnano una grandissima verità, che nella vita anche loro incontrano le loro difficoltà che magari può essere il caldo, può essere il giochetto che si rompe, cominciano a piangere, cominciano a lamentarsi, poi che cosa fanno? Vanno da mamma, vanno da papà, poggiano la testa sul petto e magari se sono stanchi si addormentano. Quante volte vi è capitato di essere stanchi della vita? Che i giochetti con i quali stavate giocando, stavate facendo finta di essere adulti uno alla volta si rompevano, quante volte vi è capitato che nei vostri grandi impegni, incontravate difficoltà una dopo l’altra… E che cosa avete fatto? Gesù ci sta dicendo che la strada per la felicità è quella dell’essere Figli. Ti rendo lode Padre, Signore delle galassie, ma comunque sempre Padre. La versione greca del vangelo è chiarissima: Padre è Abbà, che vuol dire babbo, papà. Ti rendo lode Papà, perché tu come via d’accesso privilegiata non hai scelto gli immensi studi, anzi, a chi pensa di conquistarti grazie alla propria saggezza, grazie alla propria sapienza, tu non gli rendi la vita facile. Ti rendo lode Padre perché tu la vita semplice la rendi a chi sceglie di essere semplice, a chi sceglie di essere piccolo. La prima Lettura: esulta grandemente Sion perché a te viene il tuo Re…e noi ci immaginiamo lo stuolo di Mercedes con le bandierine che arrivano perché arriva il Re…che invece cavalca un asino. Dio che rovescia tutto! Noi che pensavamo che per raggiungere Dio dovessimo fare chissà che…inventarci chissà cosa...fare chissà quale percorso di sapienza…. Invece il Vangelo ci dice: no! Rovescia tutto. Se tu hai qualche ricchezza, quella ricchezza in realtà è un grande ostacolo. E’ quando tu sei libero da tutto e da tutti che puoi abbracciare veramente la tua esperienza di figlio. Tutto il resto risulta essere un grandissimo compromesso. Gesù, subito dopo questo canto di lode, in cui Lui ci dà l’esempio davanti alle difficoltà, di che cosa fare, subito dopo passa a darci l’insegnamento esplicito: “Venite a me, voi tutti”. Perché solo il Figlio può presentarti veramente il Padre. “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi”. L’oppressione è un sinonimo di schiavitù, quando tu non sei libero perché sei schiacciato. “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, io vi darò ristoro”. Com’è che vi darò ristoro? Sembra un controsenso: il mio giogo. Chi tra voi sa che cos'è il giogo? Quelli cha hanno una certa età, quelli che vengono dalla campagna, questi sanno che cos’è il giogo. Il giogo è quell’attrezzo che veniva messo sulle spalle dei buoi, perché venissero guidati dal contadino a trascinare l’aratro o gli altri strumenti che servivano per sistemare la terra, i campi. Attenzione. Attenzione, ci sta dicendo Gesù, non pensare che tu nella vita puoi andare dritto, se non hai un buon giogo e se quel tuo giogo sulle spalle non è guidato dal contadino giusto. “Ma io non ho nessun giogo! Sono libero, sono anarchico!”. Tesoro, sei schiavo della tua anarchia! Perché chi è senza direzione, a me hanno insegnato che va a farsi veramente tanto male. Qual’è la direzione della tua vita? Chi sta guidando il giogo della tua vita? Chi ha preso in mano le redini della tua vita? Da chi hai scelto di farti guidare? Gesù ci dice chiaramente venite a me, io vi dò il giogo carico di un peso leggero. Io vi conduco alla comunione piena con il Padre. E come fa Gesù a condurci? Con la sua Parola, con il suo Vangelo, con le sue indicazioni di vita. Oggi ce ne dà una: come comportarci quando la vita ci ostacola, quando la vita ci appesantisce. Non lamentarti, ringrazia e ricordati che è la semplicità, è lo spogliarti di tutto che ti rende pienamente libero per seguire la strada che io ti indico. Questa è la meraviglia di Gesù, il primo e il più grande evangelizzatore che ci dice che il segreto per dormire sonni sereni… qual’è? Qual’è Bernadette? Quella di prendere la nostra testolina, che a volte ci fa girare perché è piena di mille e mille cose, lasciarla sul petto di Gesù e addormentarci perché niente e nessuno lì ci può togliere la pace, niente e nessuno lì ci può essere di pericolo. Facciamoci una domanda, anzi due, dai. Una ve l’ho già detta, ve l’ho già proposta: chiediamoci qual'è il giogo che è sulle mie spalle, se è il giogo del vangelo o se sono altri gioghi. Seconda domanda: quand’è l’ultima volta che io mi sono permesso di spogliarmi di tutti i titoli che ho, di tutte le acquisizioni, le mie ricchezze e nudo e crudo, semplice come un bambino, quando è stata l’ultima volta che mi sono permesso di riposare sul petto di Gesù, accanto al suo cuore. Facciamoci queste due domande e se magari riusciamo a darci una risposta e a tradurla in realtà, forse questa sera faremo una grandissima esperienza di quel carico dolce, di quel peso soave che non è altro che il sinonimo della vera pace.

Omelia di don Giacomo Pavanello alla S.Messa del giorno 8 luglio 2017, in occasione della Missione di evangelizzazione di strada e di spiaggia svoltasi dal 6 al 10 luglio 2017, a Riccione.

Don Giacomo Pavanello fa parte dell'Associazione Nuovi Orizzonti, fondata da Chiara Amirante.
www.nuoviorizzonti.org

Vangelo del giorno
Matteo 11, 25-30
In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

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