Le virtù e la preghiera (dalla veglia di Alberto Marvelli)



Testo della veglia
Lettore  
La purezza era un punto di forza per Alberto.
Ha sempre lottato per custodirla.
Sapeva che questa virtù l'avrebbe reso sempre dignitoso e libero. Lui questo dono lo chiamava grazia e si ripeteva sempre: "Occorre essere sempre in grazia". Chiedeva sempre a Gesù questo dono nella sua preghiera.
Ah, non vi ho parlato ancora della sua preghiera...Alberto ci parlava con Gesù, ma veramente!

Lettore 
Un giorno all'adunanza degli aspiranti di Azione Cattolica Alberto tardava a venire. Sapevamo che dopo la Messa si fermava per il consueto ringraziamento, ma quel giorno la cosa era un po’ sospetta, visto che ormai era passata quasi
un’ ora dal termine della Messa. Allora presi l'iniziativa. Entrai in chiesa ed era là: inginocchiato davanti al Santissimo.
Lo vedevo attraverso uno spiraglio che passa diagonalmente tra le colonne della chiesa. Lui non poteva vedermi.
Da lontano mi accorsi subito della sua staticità.
Sembrava di marmo. Inginocchiato con le mani che gli coprivano il volto, e lo sguardo proiettato verso il tabernacolo. Mi avvicinai e gli toccai piano la schiena e lui...niente!
Ritornai sulle panche in fondo e mi misi ad osservarlo. Non un accenno di movimento. Passarono altri dieci minuti buoni e mi decisi.
Mi affiancai a lui e lo scossi un po’ brutalmente. Lui si voltò verso di me con un movimento lento e sereno.
Mi soffermai rapito dal suo viso: era violaceo, gli occhi aperti e solari. Mi spaventai e mi allontanai subito. Questo ricordo mi rimane impresso ancora oggi con la stessa emozione di quel giorno. Ero stato spettatore di un' esperienza mistica di Alberto.
Stava parlando con Gesù!

"Ogni qualvolta mi accosto alla Santa Comunione, ogni qualvolta Gesù nella Sua Divinità e umanità entra in me a contatto con la mia anima, è un accendersi di santi propositi, è come un fuoco che arde, una fiamma che brucia e consuma, ma che mi rende cosi felice.
Felicità intensa, solamente resa un poco triste al pensiero di non essere degno di tanto amore. Talvolta però non vi penso, ed allora mi abbandono tutto ad un colloquio intimo con Gesù; la mia umanità scompare, potrei dire, lì vicino a Lui; tutti i dubbi, tutte le incertezze sono sparite, gli ostacoli appianati, i sacrifici resi gioiosi, le difficoltà gradite”.

Lettore  
Un dono di Dio sicuramente.
In eterno canterò le Sue glorie.
Ma la preghiera non è solo dono: è anche conquista. Si impara a pregare, pregando. Così come siamo capaci. Ad esempio contemplando la natura, il cielo, le stelle, l'universo, i monti se poi riesci ad ammirare la natura dopo una faticosa camminata, stai già sperimentando il dono della preghiera.

“La montagna: se non amassi Dio credo che arriverei ad amarlo stando in montagna. Che pace, che serenità, che bellezza: tutto ci parla di Dio dalle maestose vette, dai prati verdi, dall'umile fiorellino celeste, dal cielo tempestato di stelle alla cascatella che esce gorgogliando dalla roccia: così semplicemente, così umilmente, ma nello stesso tempo con tanta forza e convinzione che è impossibile non riconoscere l’ opera del creatore. Solo un Dio infinitamente grande e misericordioso poteva creare cose tanto belle. L'anima è rapita in contemplazione, dimentica di essere sulla terra pregusta il paradiso. La montagna parla, racconta la Sua creazione, la lunga esistenza, la bontà del Signore, la Sua bellezza. E con essa parlano i boschi dove fioriscono i ciclamini e cinguettano gli uccelli, i prati dove saltano le cavallette e sbocciano i più umili fiori. L'anima si abitua a stare più vicino a Dio e non vorrebbe più staccarsene".

Alberto 
Non avrei fatto nulla, o meglio tutto quello che avrei fatto sarebbe stato inutile, senza la preghiera. La preghiera è il dinamismo che rende sempre viva la grazia che è in noi. Senza preghiera le acque purissime di questa sorgente rischiano di imputridirsi. Non ho mai passato un giorno senza pregare. Quando ho scoperto l'importanza dell'essere in grazia di Dio mi sono sempre riproposto di pregare. Pregare nella giornata e con la giornata. Quante tentazioni sul fatto di non trovare tempo. Il tempo si trova se c'è una profonda convinzione. Il tempo è di Dio.

Lettore
Nel suo programma quotidiano c'è la Messa, la meditazione, la lettura spirituale, l'esame di coscienza, il Rosario, il piccolo ufficio della beata Vergine Maria; e inoltre lunghe ore di adorazione in chiesa e raccolti ringraziamenti dopo aver ricevuto la comunione. E questa preghiera era in piena sintonia con la sua azione: non era evasione, ma impegno di vita. La preghiera come fulcro che introduce a comprendere l'attività. Un'attività instancabile dall'adolescenza fino alla morte. Sono i 13 anni di cui vi dicevo all'inizio: pochi, ma abbastanza per fare tutta la volontà di Dio. E quando Alberto morì, credo che Dio non avrebbe più potuto pretendere altro dalla sua risposta. La morte di Alberto è stato l'accordo su cui si risolveva tutta la sinfonia della sua vita. Ma è finita la adolescenza che Alberto parte per un apostolato che non ha limiti. E' come la capanna di Betlemme dove Maria e Giuseppe custodiscono il bimbo divino. Poi giri pagina di vangelo e ritrovi Gesù adulto, pronto per la sua mission

Recita
Don Franco Mastrolonardo e i ragazzi del Punto Giovane di Riccione

Autore
F. Mastrolonardo. “Veglia Marvelli”. Punto Giovane, 2015. iBooks. https://itun.es/it/UifY5.l

Chi è Alberto Marvelli
Alberto Marvelli nasce a Ferrara il 21 marzo del 1918 e muore a Rimini il 5 ottobre 1946 ad appena 28 anni. Una vita breve, ma ricca. Secondogenito di sette fratelli Alberto si stabilì con la sua famiglia a Rimini nel 1930. Qui frequentò l'oratorio salesiano, di cui visse intensamente la vita. Dopo le scuole primarie e il ginnasio, si iscrisse al Liceo Classico Giulio Cesare… Prestò servizio militare a Trieste nel '41 e a Treviso nel ’43 fino all'otto settembre. Nel giugno del '42 si laureò in ingegneria meccanica a Bologna. Per alcuni mesi del 1942 fu impiegato alla Fiat di Torino all'ufficio progetti. Nell'anno scolastico 1942/43 fu insegnante presso l'Istituto Tecnico Industriale di Rimini. Nel periodo bellico e post-bellico della seconda guerra mondiale, dal 1940 al 1946, nella Rimini martoriata e distrutta dai bombardamenti, fu figura di grande rilievo, non solo per l'integrità di vita, ma anche per l'impegno sociale e politico. Cattolico fervente, uomo di fede e di preghiera, visse il suo impegno laicale nella costruzione della città terrena, con competenza, onestà, rettitudine: fu buon amministratore dei beni pubblici. Fu assessore comunale con l'incarico dell'Ufficio Alloggi e Ricostruzione; ingegnere responsabile della locale sezione del Genio Civile. Militò nelle organizzazioni cattoliche; vice presidente dell'Azione Cattolica, presidente dei laureati cattolici, membro del direttivo della Democrazia Cristiana. Il 5 ottobre 1946, mentre si recava a tenere un comizio per le elezioni amministrative - anche lui era nel lista per la D.C. - morì investito da un camion militare.

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