Terza lettera di santa Chiara a sant'Agnese di Praga



Preghiera contemplativa

Testo della lettera
Felice certamente chi può esser partecipe del sacro convito, in modo da aderire con tutti i sentimenti del cuore a Cristo, la cui bellezza ammirano senza sosta tutte le beate schiere dei cieli, la cui tenerezza commuove i cuori, la cui contemplazione reca conforto, la cui bontà sazia, la cui soavità ricrea, il cui ricordo illumina dolcemente, al cui profumo i morti riacquistano la vita e la cui beata visione renderà felici tutti i cittadini della celeste Gerusalemme.

Poiché questa visione é splendore di gloria eterna, «riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia», guarda ogni giorno in questo specchio, o regina, sposa di Gesù Cristo. Contempla continuamente in esso il tuo volto, per adornarti così tutta interiormente ed esternamente, rivestirti e circondarti di abiti multicolori e ricamati, abbellirti di fiori e delle vesti di tutte le virtù, come si addice alla figlia e sposa castissima del sommo Re.
In questo specchio rifulge la beata povertà, la santa umiltà e l'ineffabile carità. Contempla lo specchio in ogni parte e vedrai tutto questo.

Osserva anzitutto l'inizio di questo specchio e vedrai la povertà di chi é posto in una mangiatoia ed avvolto in poveri panni. O meravigliosa umiltà, o stupenda povertà! Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra é adagiato in un presepio! Al centro dello specchio noterai l'umiltà, la beata povertà e le innumerevoli fatiche e sofferenze che egli sostenne per la redenzione del genere umano. Alla fine dello stesso specchio potrai contemplare l'ineffabile carità per cui volle patire sull'albero della croce ed in esso morire con un genere di morte di tutti il più umiliante. Perciò lo stesso specchio, posto sul legno della croce, ammoniva i passanti a considerare queste cose, dicendo: «Voi tutti che passate per la via, considerare e osservate se c'é un dolore simile al mio dolore!». Rispondiamo dunque a lui, che grida e si lamenta, con un'unica voce ed un solo animo: «Ben se ne ricorda e si accascia dentro di me l'anima mia».

Così facendo ti accenderai di un amore sempre più forte, o regina del Re celeste. Contempla inoltre le sue ineffabili delizie, le ricchezze e gli eterni onori, sospira con ardente desiderio ed amore del cuore, ed esclama: «Attirami dietro a te, corriamo al profumo dei tuoi aromi», o Sposo celeste. Correrò, né verrò meno fino a che non mi abbia introdotto nella tua dimora, fino a che la tua sinistra non stia sotto il mio capo e la tua destra mi cinga teneramente con amore.

Nella contemplazione di queste cose, ricordati di me, tua madre, sapendo che io ho scritto in modo indelebile il tuo ricordo sulle tavolette del mio cuore, ritenendoti fra tutte la più cara.

Recita
Sorelle Clarisse di Sant'Agata Feltria

Musica di sottofondo
J. Brahms. Intermezzo, Op. 117 no.1. Glen Hoban. Diritti Creative Commons

La terza lettera di santa Chiara a sant'Agnese di Praga
Anche la terza lettera deve essere stata scritta più o meno nello stesso periodo della seconda. Questa volta però Chiara risponde ad un preciso quesito di Agnese riguardo al digiuno e lo fa sotto l’autorità di uno scritto che Francesco stesso avrebbe lasciato per le sorores di San Damiano (che purtroppo è andato perduto). Emerge dalla lettera il desiderio grande di Agnese di conformarsi in tutto alle consuetudini di vita di Chiara e delle sue sorores e, al tempo stesso, la gioia di quest’ultima nel percepire tale determinazione di Agnese, al punto che non esita a dire: “per usare propriamente le parole dell’Apostolo stesso, ti considero adiutrice di Dio stesso e colei che solleva le membra cadenti del suo corpo ineffabile“. Qui il riferimento è a 1 Cor. 3,9 e Rm. 16,3 laddove Paolo attribuisce il titolo di “collaboratore di Dio” allo stesso ministero apostolico. Il ragionamento di Chiara appare quanto mai forte: Agnese, rinunciando a vanità e superbia ed abbracciando umiltà e povertà può essere considerata al pari degli apostoli. E’ forse la prima volta, nella storia della Chiesa, che un tale titolo viene applicato al femminile.

Preghiera contemplativa

Recita
Sorelle Clarisse di Sant'Agata Feltria

Musica di sottofondo
J. Brahms. Intermezzo, Op. 117 no.1. Glen Hoban. Diritti Creative Commons

Testo della lettera
Felice certamente chi può esser partecipe del sacro convito, in modo da aderire con tutti i sentimenti del cuore a Cristo, la cui bellezza ammirano senza sosta tutte le beate schiere dei cieli, la cui tenerezza commuove i cuori, la cui contemplazione reca conforto, la cui bontà sazia, la cui soavità ricrea, il cui ricordo illumina dolcemente, al cui profumo i morti riacquistano la vita e la cui beata visione renderà felici tutti i cittadini della celeste Gerusalemme.

Poiché questa visione é splendore di gloria eterna, «riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia», guarda ogni giorno in questo specchio, o regina, sposa di Gesù Cristo. Contempla continuamente in esso il tuo volto, per adornarti così tutta interiormente ed esternamente, rivestirti e circondarti di abiti multicolori e ricamati, abbellirti di fiori e delle vesti di tutte le virtù, come si addice alla figlia e sposa castissima del sommo Re.
In questo specchio rifulge la beata povertà, la santa umiltà e l'ineffabile carità. Contempla lo specchio in ogni parte e vedrai tutto questo.

Osserva anzitutto l'inizio di questo specchio e vedrai la povertà di chi é posto in una mangiatoia ed avvolto in poveri panni. O meravigliosa umiltà, o stupenda povertà! Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra é adagiato in un presepio! Al centro dello specchio noterai l'umiltà, la beata povertà e le innumerevoli fatiche e sofferenze che egli sostenne per la redenzione del genere umano. Alla fine dello stesso specchio potrai contemplare l'ineffabile carità per cui volle patire sull'albero della croce ed in esso morire con un genere di morte di tutti il più umiliante. Perciò lo stesso specchio, posto sul legno della croce, ammoniva i passanti a considerare queste cose, dicendo: «Voi tutti che passate per la via, considerare e osservate se c'é un dolore simile al mio dolore!». Rispondiamo dunque a lui, che grida e si lamenta, con un'unica voce ed un solo animo: «Ben se ne ricorda e si accascia dentro di me l'anima mia».

Così facendo ti accenderai di un amore sempre più forte, o regina del Re celeste. Contempla inoltre le sue ineffabili delizie, le ricchezze e gli eterni onori, sospira con ardente desiderio ed amore del cuore, ed esclama: «Attirami dietro a te, corriamo al profumo dei tuoi aromi», o Sposo celeste. Correrò, né verrò meno fino a che non mi abbia introdotto nella tua dimora, fino a che la tua sinistra non stia sotto il mio capo e la tua destra mi cinga teneramente con amore.

Nella contemplazione di queste cose, ricordati di me, tua madre, sapendo che io ho scritto in modo indelebile il tuo ricordo sulle tavolette del mio cuore, ritenendoti fra tutte la più cara.


La terza lettera di santa Chiara a sant'Agnese di Praga
Anche la terza lettera deve essere stata scritta più o meno nello stesso periodo della seconda. Questa volta però Chiara risponde ad un preciso quesito di Agnese riguardo al digiuno e lo fa sotto l’autorità di uno scritto che Francesco stesso avrebbe lasciato per le sorores di San Damiano (che purtroppo è andato perduto). Emerge dalla lettera il desiderio grande di Agnese di conformarsi in tutto alle consuetudini di vita di Chiara e delle sue sorores e, al tempo stesso, la gioia di quest’ultima nel percepire tale determinazione di Agnese, al punto che non esita a dire: “per usare propriamente le parole dell’Apostolo stesso, ti considero adiutrice di Dio stesso e colei che solleva le membra cadenti del suo corpo ineffabile“. Qui il riferimento è a 1 Cor. 3,9 e Rm. 16,3 laddove Paolo attribuisce il titolo di “collaboratore di Dio” allo stesso ministero apostolico. Il ragionamento di Chiara appare quanto mai forte: Agnese, rinunciando a vanità e superbia ed abbracciando umiltà e povertà può essere considerata al pari degli apostoli. E’ forse la prima volta, nella storia della Chiesa, che un tale titolo viene applicato al femminile.

 

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