Pietro e Paolo nella religiosità pagana

I santi esorcizzano le tarantate

In questo periodo di fine Giugno si sarebbe risvegliato il mistico rimorso delle ultime tarantate di Galatina e dintorni, proprio in occasione della festa dei Santi Pietro e Paolo

Quella che oggi si festeggia gli ultimi tre giorni di Giugno con bancarelle piene di giochi per i più piccini, stand di dolciumi per i più golosi, musica tipica e tante luminarie,  rappresentava un tempo un periodo in cui le “vittime” del terribile morso della taranta potevano chiedere la grazia a “Santu Paulu de le Tarante” ed essere liberate, una volta per tutte, dai terribili effetti di questo tremendo veleno.

 

Per i tarantati la cura prevedeva un vero e proprio esorcismo in un atmosfera a volte raccapricciante.

Ma chi sono in realtà le tarante? Quali sono gli effetti del morso e del rimorso di animali velenosi? Perchè sono associate alla figura di San Paolo? Ma soprattutto da dove ha avuto origine il Tarantismo?

 

Il termine Tarantismo deriva dal nome della città di Taranto, dove si ritiene che sia stato condotto un primo esperimento, se così si può definire, volto a  dimostrare come una taranta, un aracnide appartenente ad una specie non ben definita, sia indotta al “ballo” se sollecitato con il giusto ritmo musicale.

Il morso di uno di questi ragni sarebbe in grado di indurre nello sfortunato destinatario del veleno una forma di malessere diffusa, che può essere curata con il solo utilizzo di un esorcismo coreutico-musicale-cromatico.

Il fenomeno, conosciuto con il termine di Tarantismo, ha avuto una diffusione piuttosto ampia nelle regioni del Regno di Napoli, anche se a partire dal ‘700 si presenta come un fenomeno localizzato principalmente nell’entroterra salentino.

Concepito fin dal ‘600 come una vera e propria patologia, il Tarantismo è andato poi a delinearsi come una forma di isterismo, singolare o collettivo, in relazione ad una situazione sociale non confacente ai propri desideri, o semplicemente come reazione ad un impulso inconscio di evasione da una misera realtà, una condizione di vita che non si è scelto o dall’oppressione dei rigidi dettami della chiesa. Il tutto espresso come una forma di malessere o un modo piuttosto vistoso per attirare l’attenzione sulla propria situazione.

Si delineava così la possibilità di considerare il tarantismo in una prospettiva secondo la quale determinati contenuti conflittuali trovavano orizzonte in un sistema simbolico di “primi morsi” e di “rimorsi” vissuti secondo modi, tempi e luoghi tradizionalizzati e socializzati.

Il rituale finisce quando il tarantato calpesta simbolicamente la taranta per sottolineare la sua guarigione dalla malattia.


Tale quadro psicopatologico è caratterizzato da una condizione di malessere generale e da una sintomatologia psichiatrica vagamente assimilabile all'epilessia o all'isteria. I sintomi sarebbero offuscamento dello stato di coscienza e turbe emotive.


La taranta è un esorcismo. Lenisce. E’ in atto un dispositivo magico dove la musica e la superstizione hanno una forza coinvolgente..


Nell’immaginario san Paolo viene identificato come il santo che porta la malattia e la risolve. I toccati da san Paolo come da san Vito o san Donato o sant’Antonio sono persone particolari. La malattia li rende diversi rispetto ai sani, come toccati da una grazia speciale. Avvolte succedeva che in casi di malattia: “poiché il santo non faceva la grazia si pensò di ricorrere allo psichiatra”.

 

Il tarantismo è uno strumento che la comunità si da per risolvere un problema fisico, come il lamento funebre lo è per lenire e incanalare il dolore.

Il tarantismo
Dalla trasmissione uomini e profeti di Rai TRE
Da Youtube: Il Tarantismo e la terra del rimorso

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