Ci fidiamo o cerchiamo solo la sua attenzione?

La preghiera è una fiducia incondizionata in Colui che può tutto

Nell'Antico testamento c'è un brano interessante circa la metodologia del pregare. Sono di fronte Elia profeta del Signore e i profeti di Baal. Sentiamo  come va:

Elia disse ai profeti di Baal: «Sceglietevi il giovenco e fate voi per primi, perché voi siete più numerosi. Invocate il nome del vostro dio, ma senza appiccare il fuoco». Quelli presero il giovenco che spettava loro, lo prepararono e invocarono il nome di Baal dal mattino fino a mezzogiorno, gridando: «Baal, rispondici!». Ma non vi fu voce, né chi rispondesse. Quelli continuavano a saltellare da una parte all'altra intorno all'altare che avevano eretto. Venuto mezzogiorno, Elia cominciò a beffarsi di loro dicendo: «Gridate a gran voce, perché è un dio! È occupato, è in affari o è in viaggio; forse dorme, ma si sveglierà». Gridarono a gran voce e si fecero incisioni, secondo il loro costume, con spade e lance, fino a bagnarsi tutti di sangue. Passato il mezzogiorno, quelli ancora agirono da profeti fino al momento dell'offerta del sacrificio, ma non vi fu né voce né risposta né un segno d’attenzione. (1 Re 18. 25-29)

 
Le parole dei pagani vogliono attirare l'attenzione di Dio! Quello che fa il bambino pensando che il padre non lo guardi e non lo curi. Poi quell'attirare l'attenzione diventa un ricatto affettivo o peggio un gioco di potere. Dio non ci sta a questo gioco.

I profeti di Baal arrivano al punto di lacerarsi e farsi del male pur di ottenere risposta da Dio. In questo Elia diventa “l’ateo di turno” prendendo in giro sacerdoti e divinità: “forse dorme, si sveglierà”.

Lo stesso capita anche ai discepoli che svegliano Gesù sulla barca. Lo svegliano perché hanno bisogno di un segno. Non gli basta averlo accanto: deve fare qualcosa per loro.

E' comprensibile questo grido della preghiera. Essa ci è autorizzata, ma non è una preghiera di fede. E' ispirata dall'apprensione e dall'insicurezza, non dalla fiducia. Non è necessario "svegliare" Dio, né "scuoterlo", ma solo semmai manifestargli fiduciosamente il problema. L'uomo che tratta Dio da "jukebox" rischia di scivolare presto nella idolatria.

 

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